Noi siamo ciò che scegliamo di essere, perché noi siamo ciò che ci governa
Che le società siano in continuo cambiamento e che questo cambiamento sia visibile tramite approcci, stili di vita, modelli di consumo e fenomeni sociodemografici, economici e culturali, è un’ovvietà.
Che tra queste ovvietà ci sia anche una correlazione tra rappresentanza politica e società viene meno facile da considerare, perché si tende a distaccare la classe politica dal suo elettorato, quasi a deresponsabilizzarsi, a non riconoscersi, nonostante siano collegate indissolubilmente da un collegamento diretto: il voto. La scelta.
Nel corso dell’ultimo ventennio il fenomeno dell’astensionismo rappresenta, nelle principali democrazie occidentali, una tendenza netta, dovuta in parte allo stesso concetto di partecipazione che restituisce il digitale, ovvero i social ed il loro sterile dibattito con cui si suppone di riempire un vuoto, in altra parte per eccesso di consapevolezza.
Oltre ad una fisiologica pigrizia, disaffezione e conseguente distacco. In Italia l’astensionismo inizia a preoccupare, ma non è la causa, è la conseguenza diretta di un continuo svilimento delle istituzioni, dei funzionamenti e della partecipazione democratica.
Fonte: Agenda Digitale
Ad umiliare la dignità di una politica sempre meno credibile, oltre agli atteggiamenti dei singoli, sono gli stessi elettori, mediamente disinformati, scarsamente attenti. A godere di questa pochezza un sistema mediatico e informativo spesso servile, nel migliore dei casi, ai centri di potere, alle lobby e agli interessi delle varie categorie.
Così dalla caccia all’uomo verso il Movimento 5 Stelle, quando rappresentava la forza antisistema per eccellenza (pensate se all’epoca il Ministro Toninelli avesse fermato un treno per scendere in corsa per evitare i ritardi del suo Frecciarossa), si è passati alla graduale restaurazione dei poteri che, grazie alla pandemia prima, alle tensioni internazionali dopo, è stata portata a compimento.
Due solidi blocchi, il celebre bipolarismo, uno schema in cui una mano lava l’altra. A riportare tutto a come era, il Messia delle Elite: Mario Draghi. Idolatrato, osannato, oltre ogni limite del buon gusto e dell’esercizio del pensiero critico. Spazzate vie le aspettative di ridistribuzione delle ricchezze e di misure sociali, siamo tornati alla spinta neoliberista, camuffata da sovranismo, a cui presta facile sponda un progressismo di facciata, di partiti tradizionali come il PD, legato ad un establishment che rappresenta nei modi e nella sostanza la massima forma di conservazione dei poteri.
Fonte: Il Post
Così siamo arrivati nel 2024, e dobbiamo spiegare a noi stessi che un Governo che inizia dallo “spezzare le reni” ai rave party ha, tra i suoi principali esponenti, gente che ai party di Capodanno va in giro con una pistola e per poco non ci scappa il morto.
Dovremmo comprendere cosa intendono lor signori con il concetto di “famiglia tradizionale” e se gli atteggiamenti da smargiasso di Giambruno, ex compagno di Giorgia Meloni, vanno annoverati tra quelli “tradizionali”, tanto quanto la folta rappresentanza, nel governo e nell’attuale maggioranza, di ultra-divorziati, con figli da seconda, terza e quarta compagna.
Dobbiamo, o almeno dovremmo, spiegare, come il bonus 110% venga demonizzato dagli stessi politici che lo hanno utilizzato per le proprie case. Dovremmo raccontare chi c’è dietro la grande ascesa di Giorgia Meloni, chi finanzia il suo partito in Italia quanto in Europa, giustificando così l’agenda politica interna ed estera; i conflitti d’interessi, gli Sgarbi, le Santanchè, i Crosetto. Loro, per brevità.
Dovremmo chiederci se davvero Giorgia Meloni crede che non ci sia una questione morale nella sua maggioranza o se, non essendoci traccia di una morale, la questione non si ponga neanche. Forse a questa domanda risponderebbe solo con una chiamata al telefono, magari fatta da comici russi.
E se non riuscissimo a spiegare nulla di tutto ciò, a non trovare risposte, basterebbe ricordarci che a votarli siamo sempre stati noi, anche quando ci siamo astenuti, perché noi siamo ciò che scegliamo di essere, perché noi siamo ciò che ci governa.
Alberto Siculella