Il buon senso dovrebbe sempre essere messo al primo posto anche perché vi sono errori che risultano irrimediabili
Ha sconvolto tutti la morte della giovane ventiduenne Agata Margaret Spada in seguito ad un intervento, apparentemente banale, di rinoplasticaparziale in un ambulatorio della Capitale. Il decesso, da quanto emerso dalle indagini (ancora in corso) è stato provocato per arresto cardiocircolatorio in un quadro di “sofferenza acuta”. Al momento i periti sono al lavoro per far luce su questa faccenda.
Ma torniamo per un momento indietro nel tempo e ricostruiamo come Margaret sia andata incontro a quello che considerava essere un nuovo capitolo della sua vita e che, al contrario, si è trasformato in un tragico epilogo. Come tutte le ragazze della sua età, anche la Spada era parte integrante di quel mondo social che tanto condiziona le vite dei ragazzi, spesso fin dall’infanzia. Attraverso la piattaforma TikTok, tanto in voga tra i giovani, era entrata in contatto con il chirurgo plastico Marco Antonio Procopio il quale, sempre secondo le ricostruzioni degli inquirenti, aveva inserito una inserzione sul social dove veniva promesso che il rimodellamento del naso sarebbe stato possibile con un intervento “mini invasivo” e senza cicatrici.
Fonte: la Repubblica
E così, convinta che quanto visto sullo schermo corrispondesse alla Verità, Margaret aveva deciso di partire dal Lentini, piccolo comune siciliano, alla volta della Capitale col fidanzato per raggiungere lo studio sito in via Cesare Pavese.
Un tragico errore! Dopo l’anestesia locale la ragazza ha iniziato a dare i primi sintomi di un malessere. Ricoverata d’urgenza all’ospedale Sant’Eugenio, la situazione clinica è precipitata rapidamente e, dopo tre giorni di agonia, per Margaret non c’è stato più nulla da fare.
Una vita stroncata sul nascere. Lo studio è stato posto sotto sequestro e per rispetto delle indagini non entreremo in merito alla questione ma su un punto possiamo riflette: la forza che l’Apparenza ha sulle giovani menti. Margaret ha pensato di fidarsi di un medico (sul cui trascorso possiamo dire che, nel 2011, all’esame di ammissione all’Università Cattolica del Sacro Cuore del Gemelli era giunto 6230º con una votazione di 13,5 su 100 per poi andare in un’università rumena a laurearsi) che, usando un social, aveva sponsorizzato interventi di estrema delicatezza, facendoli passare come “visite rutinarie” che ognuno di noi può fare in qualsiasi ambulatorio.
Fonte: Corriere della Sera
A 22 anni, specialmente in un tempo come il nostro, si ha una fragilità talmente elevata da credere a tutto ciò che viene proposto. E se un tempo la televisione rappresentava il solo “pericolo” per le deboli menti, ora è il mondo del web (infinitamente più vasto) a portare con sé trappole anche mortali. Non c’è nulla di male a pensare che un ritocco possa aiutare ad avere una percezione migliore della propria persona ma forse alcune domande sono lecite: è giusto che a poco più di vent’anni ci si sottoponga ad un intervento estetico per una imperfezione che, oggettivamente, non rappresenta un problema così invasivo? Possibile mai che nessuno abbia potuto far comprendere a questa giovane e alle tante ragazze che la Medicina (quella con la M maiuscola) non passa da Internet ma segue percorsi complessi, seri e veritieri? Ci si può fidare di un medico che utilizza i social per propagandare il proprio lavoro?
Purtroppo, il mondo in cui viviamo fa sì che l’apparenza sia più importante della sostanza. La chirurgia estetica, nelle sue sfaccettature, può risultare un grande aiuto ma non può essere considerata un rimedio valido per tutte le età: sottostare a dei ritocchi a vent’anni spesso è un bisogno che nasce più dalla moda, dal giudizio banale e stupido delle persone che non da un reale bisogno. Da vecchia, molta gente che si è affidata alla plastica pensando di “fregare” il tempo, è divenuta la caricatura di se stessa.
Il buon senso dovrebbe sempre essere messo al primo posto anche perché, come in questo caso, vi sono errori che risultano irrimediabili. C’è da augurarsi che la storia di Margaret Spada possa fungere da monito a figli e genitori per un uso più intenso della testa, attraverso il dialogo e lo scarto di facili vie che il mondo del virtuale troppo spesso propone.
Stefano Boeris