La necessità di leggi severe e applicabili senza troppa burocrazia si fa sempre più urgente; il filo che divide il nulla dal dramma è spesso impercettibile
Prendiamo spunto dall’ultimo caso di cronaca nera, avvenuto nella Capitale, per affrontare una questione assai spinosa e che ci vede tutti coinvolti: la guida in stato di ebrezza.
La notte tra il 19 ed il 20 ottobre scorso, sulla via Cristoforo Colombo, una vettura, totalmente fuori controllo, ha centrato in pieno un ragazzo, Francesco Valdiserri (19 anni non ancora compiuti) uccidendolo sul colpo.
Alla guida dell’utilitaria Suzuki Swift, Chiara Silvestri, ventitreenne, totalmente ubriaca (all’inizio si era detto anche drogata ma poi gli esami non hanno trovato tracce di sostanze stupefacenti nel corpo e comunque ciò non rende meno grave l’accaduto), che a folle velocità ha perso il controllo con il drammatico epilogo sopra riportato.
La giovane ha detto di non ricordare nulla e già da queste parole possiamo immaginare quanto il suo stato fisico e psichico fosse lontano mille miglia dal concetto di sicurezza al volante.
Vero è che dai riscontri effettuati è stato trovato un tasso alcolico di 1,57 g/l contro lo 0, 5 consentito. La giovane è stata messa agli arresti domiciliari e la patente sospesa per la seconda volta (già nel 2019 le era stata ritirata per sei mesi dopo essersi rifiutata di sottoporsi al drug test, nel corso di alcuni controlli).
Partendo da questa drammatica vicenda, vengono alla mente alcune considerazioni.
Iniziamo col dire che, davanti alla morte di un ragazzo di 18 anni, dobbiamo tutti sentirci responsabili. Morire in quel modo a causa di un sistema che, evidentemente, ha più di qualche falla, ci rende colpevoli a livello comunitario. Ognuno di noi si sarebbe potuto trovare al posto di Francesco e solo per una fatalità la Signora con la falce ha colpito lui anziché noi.
La seconda riflessione riguarda la ragazza: come possiamo giudicare “normale” una società che permette ad una persona che già era stata fermata e, dopo un rifiuto si era vista togliere la patente, di potersi rimettere alla guida di un’auto? Ci sono controlli che non possono ammettere una seconda possibilità.
Respingere un test di droga o alcool durante un controllo stradale deve portare ad un definitivo ritiro della patente. Non possono esistere elasticità di sorta.
Se questa ragazza fosse stata messa nelle condizioni di non guidare più, oggi non staremmo a piangere la morte di Francesco e di tanti altri ragazzi e ragazze vittime di un sistema malato.
Guidare una macchina a vent’anni ti porta a sentirti padrone della strada. È un’età che abbiamo avuto tutti e che ci ha visto adottare atteggiamenti sbagliati e potenzialmente dannosi per noi stessi e per gli altri.
Ecco, allora, la necessità di leggi severe e applicabili senza troppa burocrazia; il filo che fa da spartiacque tra il nulla ed il dramma è molto spesso impercettibile.
Vedremo quanti Francesco dovremo ancora piangere prima di avere uno Stato che si dimostri civile anche sotto questo aspetto.
Stefano Boeris