La CEDU condanna la Svizzera sul cambiamento climatico
Martedì 9 aprile è arrivata una sentenza storica per la lotta al cambiamento climatico. La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha riconosciuto una violazione della convenzione europea dei diritti dell’uomo da parte della Svizzera, rea di non aver attuato le giuste misure per contrastare sul cambiamento climatico in corso. Il caso è stato portato davanti alla CEDU per iniziativa dell’associazione “Anziane per il clima”, composta da circa 2.500 socie di età superiore ai 65 anni.
Dopo aver visto le proprie istanze respinte dai tribunali svizzeri, l’associazione ha deciso di appellarsi alla CEDU. “Anziane per il clima” aveva accusato la Svizzera di non aver rispettato gli impegni presi sul tema climatico, sottolineando in particolare i rischi delle sempre più frequenti ondate di calore sulle fasce di popolazione di età avanzata. Al contrario di quanto deciso dai tribunali svizzeri, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha decretato la violazione della convenzione ed ha obbligato la Svizzera a risarcire le spese legali dell’associazione per un corrispettivo di 80 mila euro.
Fonte: laRegione
La valenza storica e simbolico di questa sentenza appare indiscutibile, dal momento che si stratta del primo caso in cui un paese viene condannato da un tribunale internazionale per non aver rispettato le norme in materia di cambiamento climatico. Ma come spesso accade con i tribunali internazionali, è necessario sottolineare che la Corte europea dei diritti dell’uomo non dispone dei mezzi per assicurarsi che la sua sentenza venga rispettata dalla Svizzera, nonostante l’impegno dei paesi che riconoscono la CEDU a dare esecuzione ai giudizi della corte.
Di certo però questa sentenza potrebbe incoraggiare molte altre associazioni e privati cittadini a seguire le orme di “Anziane per il clima” chiamando in causa i rispettivi paesi per obbligarli a prendere le misure adeguate a mitigare il cambiamento climatico.
Fonte: QualeScegliere.it
A questa vittoria ecologista corrispondono, però, due sconfitte. La CEDU era stata, infatti, chiamata ad esprimersi su altri due casi relativi al cambiamento climatico, portati avanti da sei giovani portoghesi e da un eurodeputato francese. I giovani portoghesi avevano accusato i 27 paesi membri dell’Unione Europea ed altri stati limitrofi di non aver rispettato l’accordo sul clima di Parigi e di aver violato alcune delle sue clausole più importanti.
La CEDU ha, in vero, respinto il caso per inammissibilità, poiché ha riconosciuto che i ricorrenti non avevano esaurito tutti i rimedi interni e quindi non erano legittimati ad appellarsi alla CEDU. Stessa sorte ha avuto il caso di Damien Carême, europarlamentare francese dei Verdi. Carême aveva sostenuto i danni del cambiamento climatico sui cittadini di Grande-Synthe (città francese di cui era stato sindaco dino al 2019). Il caso però è stato giudicato inammissibile poiché l’europarlamentare non vive più in Francia e non può dimostrare di essere stato colpito da un’eventuale violazione dei diritti umani.
Da questi primi tre casi si può dunque evincere come la CEDU sia propensa ad accettare i ricorsi provenienti da associazioni (più difficilmente quelli da singoli individui) contro i rispettivi paesi.
Giulio Picchia