Da Numero 46 a Numero Uno; Coraggioso ai limiti della spavalderia, pronto a ringhiare contro i rivali di comportamenti scorretti
Si può dire che Valentino Rossi sta alla MotoGp come Pantani al ciclismo, Tomba allo sci, Federica Pellegrini al nuoto e Sinner al tennis. Il ragazzo di Tavullia, che tale rimane anche se ha 45 anni suonati, è un Immortale dello sport.
Quando si dice che, sin da piccolo, si desiderava fare ciò che si è riusciti a fare da grandi, nel caso di Valentino si afferma la verità assoluta. Ha ricordato suo padre, Graziano Rossi: “Andavamo sul piazzale della Berloni, legavo con una corda la sua macchinina dietro al mio motorino e lo trainavo mentre faceva i traversi e il controsterzo. Quanti anni aveva? Forse manco due, me lo ricordo perché due anni e mezzo ha avuto in regalo un motorino con le rotelle. Che ha tolto quasi subito”. Da Numero 46 a Numero Uno. Coraggioso ai limiti della spavalderia, pronto a ringhiare contro i rivali di comportamenti scorretti, come conferma il durissimo attacco a Marc Marquez quando Valentino ha definito il rivale “l’atleta più sporco che abbia mai conosciuto”. Rossi ha la memoria di un elefante: ha ricordato quanto accadde nel 2015, il giorno del pericolosissimo contatto fra la Yamaha numero 46 e la Honda numero 93 che fece perdere il decimo titolo mondiale a chi era arrivato a nove.
Fonte: QdS
GIOIE E DOLORI. Il sorriso e il dolore sono stati compagni sulle piste di Valentino. Non si può parlare di lui, se non si ricorda che l’idea dell’Academy nacque dal rapporto con Marco Simoncelli, più di un amico, più di un fratello, era uno dei piloti più talentuosi della MotoGp, perde la vita durante il Gran Premio della Malesia sul circuito di Sepang. Nel corso del secondo giro il talento di Cattolica perde il controllo della sua Honda e dopo la caduta viene investito inevitabilmente dagli altri piloti, tra cui Edwards e proprio Valentino Rossi, suo amico fraterno. “A Sepang, quando mi hanno comunicato la notizia che il Sic era morto, sono rimasto in silenzio per un’ora circa. Piangevo solamente, non sapendo che cosa dire. La scomparsa del Sic è stata devastante, una roba bruttissima. Per qualche mese sono rimasto senza sapere cosa fare. Non ho mai pensato di smettere di correre perché la passione per le moto era ancora molto forte. Mi è mancato molto di più come amico, come persona perché io e il Sic stavamo insieme quasi tutti i giorni, ci allenavamo insieme. È un dolore che non si può spiegare”. Il sorriso, il dolore, la gioia di diventare padre: “Neanche a farlo apposta, proprio dopo il weekend in cui avevo iniziato a maturare la decisione di lasciare la MotoGp, la Franci mi disse che era incinta. Un segno del destino. Com’è la vita da papà? Una figata, divertente, bello. Naturalmente di cambia la vita, ma se ti succede in un momento in cui vuoi diventare padre è bellissimo”.
Fonte: Motorsprint
Valentino Rossi ha conquistato il suo primo titolo mondiale nel 1997 nella classe 125cc del Campionato del Mondo di Motociclismo. La stagione del 1997 fu realmente speciale per il giovane pilota italiano: Iniziò subito con alte aspettative alla guida della Aprilia RS 125 R, conquistando la sua prima vittoria stagionale già alla seconda gara, Il Gran Premio di Malesia a Shan Alam. Rossi mostrò un dominio impressionante nelle gare, vincendo 11 delle 15 gare disputate. La vittoria che gli assicurò il titolo mondiale arrivò nel Gran Premio della Repubblica Ceca. Questa vittoria nel 1997 segnò l’inizio di una carriera stellare che avrebbe visto Rossi vincere titoli mondiali. Il primo titolo mondiale fu una conferma del suo talento e della sua determinazione, posizionandolo come una promessa del motociclismo internazionale e diventando una delle figure più iconiche del motosport influenzando generazioni di piloti in tutto il mondo.
Maria Sole Capone