Vale la pena aspettare tanto un incarico, logorarsi per raggiungere l’obbiettivo o innervosirsi con gente che cerca in ogni modo di ostacolarti?
Avete mai pensato cosa avreste voluto fare se la vostra vita non fosse andata come è andata? Lo avete fatto veramente? Non ci credo.
Un manager che stimo molto ha commentato recentemente un mio articolo con un “che vite pazzesche che facciamo!”, un altro importante rappresentante delle istituzioni “sono praticamente sequestrato dai miei collaboratori, vedo solo persone di lavoro…” una grande amica pressata da responsabilità in numerosi incarichi non “riesce a stare quanto vorrebbe con la nipote” e potrei continuare…
Ma vale la pena aspettare tanto un incarico, a volte logorarsi per raggiungere l’obbiettivo, innervosirsi con un sacco di gente che cerca in ogni modo magari di ostacolarti?
Difficile rispondere. Innegabile è uno dei primi risultati che si ottengono nel raggiungere finalmente l’agognato incarico: non c’è più tempo per gli amici. Ci si ritrova compressi, accerchiati nel rettangolo di gioco della nuova responsabilità, senza scampo, con poco tempo da gestire per il proprio privato. Cambiano le priorità … prima il lavoro che assorbe quasi tutto il tempo, poi “necessariamente” la famiglia e poi il resto. In questo “resto” rimangono spesso impigliate le persone che magari prima si ritenevano indispensabili per un consiglio o la condivisione di una strategia. E qui si consuma un distacco graduale dall’amico “di prima”.
Fonte: Network Marketing
Non ci si sente per giorni, poi per mesi, passa anche Natale e magari Pasqua. Un crescente imbarazzo si sostituisce all’attesa. Chiamo, non chiamo, aspetto ancora? Si interroga il non chiamato.
Questa situazione lo innervosisce, lo delude, gli provoca disagio… ma è tutto inutile! Ormai il rapporto è cambiato, quel lungo periodo di niente, in cui invece ci si aspettava condivisione del successo, ha compromesso qualsiasi recupero totale del rapporto pregresso. Persisterà comunque un sopito risentimento, una nuova forma di diffidenza mai manifestata prima.
Eppure, il mondo del lavoro offre infiniti spunti per andarci cauti nel concedere e concedersi. Alleanze strategiche che a volte durano lo spazio di una stagione temporale sono comuni un po’ in tutti i mondi. Non c’è proprio da meravigliarsi. Lo sbaglio è che in questo periodo complicato in cui si assiste a tutto ed al contrario di tutto ci si illuda ancora che esista riconoscenza per non parlare di amicizia, termine spesso abusato.
Tutto viaggia troppo veloce e le scelte di ognuno di noi sono quasi sempre dettate dalla convenienza.
Raimondo Astarita