Pone molti interrogativi l’annuncio degli inglesi sull’invio di proiettili decisamente più distruttivi agli ucraini e quello di Washington sugli Abrams
27 marzo 2023 – Proprio mentre Pechino riproponeva in 12 punti il suo Piano di pace per l’Ucraina arriva in simultanea la conferma da parte dei britannici di ulteriori forniture di armi a Kiev, compresi i micidiali proiettili all’uranio impoverito che per la loro eccezionale durezza sono in grado di distruggere un carro armato come se niente fosse.
Insieme ai carri armati Abrams che forniranno gli Stati Uniti fra qualche mese, forse già in autunno, sembra proprio che la strada per aprire le porte della pace troverà degli stop ancora per molto tempo.
In un’intervista apparsa sulla testata online ilsussidiario.net il generale in congedo Giuseppe Morabito, che ha fondato l’Institute for Global Security and Defense Affairs (IGSDA) e che inoltre fa parte del Collegio dei Direttori della NATO (Defense College Foundation, NDCF), ha detto che in autunno “come sembra evidente” si combatterà ancora. Poi Morabito ha aggiunto che la decisione su di una possibile tregua, in preparazione alla pace eventuale, “parrebbe più in mano a Washington che a Kiev”.
Quale saranno le prossime mosse sul terreno del conflitto? Secondo la Bild (quotidiano tedesco) in questo momento i russi stanno irrobustendo le linee di accesso alla Crimea, nella zona di Mariupol. Anche da parte ucraina, infatti, ci si prepara all’evenienza. Detto questo, Morabito sostiene che gli americani non accetteranno il Piano cinese di pace perché metterebbe la Cina in una posizione di centralità strategica. Inoltre, il cessate il fuoco consoliderebbe le posizioni territoriali acquisite dai russi, che non si ritirerebbero più da quelle province fino a un eventuale tavolo di pace. Il ritiro dei russi dalle zone sotto il loro controllo è in effetti un punto fermo per le democrazie occidentali, che vorrebbero una tregua solo dopo che la Russia avrà lasciato i territori che ha occupato dopo l’aggressione, Crimea compresa. Al momento è quindi davvero illusorio che possa essere negoziata una tregua.
Attraverso queste affermazioni si può forse provare a dare una risposta anche a coloro i quali che, certamente in molti, si stanno chiedendo quali caratteristiche abbiano i proiettili con l’uranio impoverito e in che modo possano contribuire ad accelerare un orizzonte di pacificazione e risoluzione del conflitto militare. L’uranio è un metallo pesante ad alta densità, tra i più duri esistenti sulla terra, ed è formato da una massa molto concentrata. Con il termine uranio impoverito s’intende ciò che rimane di questo elemento tossico dopo che è stato arricchito e utilizzato nelle centrali nucleari. Anche se in misura contenuta, quindi, l’uranio impoverito resta pur sempre parzialmente radioattivo.
All’epoca delle guerre nei Balcani l’uranio impoverito è stato utilizzato dall’A-10 Thunderbolt, un aereo americano dotato di un mitragliatore che sparava proiettili di questo tipo in funzione controcarro. La durezza di questi proiettili, infatti, consente di distruggere un carro armato, sempre che il bersaglio venga centrato dai colpi. Bisogna sapere che le armi che utilizzano proiettili a uranio impoverito (depleted uranium) hanno un effetto distruttivo e devastante, accresciuto da una capacità di perforazione molto superiore a qualsiasi altro tipo di proiettile. Quando i colpi colpiscono il bersaglio, i proiettili si polverizzano insieme al mezzo distrutto, disperdendo le polveri sul e dentro il terreno. Lo stesso succede però anche per i proiettili fuori bersaglio, che spesso rimangono sotto la superficie, inquinando l’area con la loro residua radioattività.
Si verificano perciò due tipi di contaminazione dell’ambiente, quello dovuto al proiettile che si scompone polverizzandosi e quello relativo ai colpi che non raggiungono il bersaglio. Se poi questi proiettili finiscono in acqua, inquineranno anche i fiumi o i laghi. Le conseguenze di tutto questo sono evidentemente molto gravi sia per gli esseri umani che per la natura e gli animali.
Ma non è finita qui perché per utilizzare i proiettili all’uranio impoverito si devono fornire armi adatte. Il generale Morabito sostiene che al momento gli ucraini potrebbero non disporre di tali armi, che oltretutto richiedono un addestramento specifico per imparare a usarle. « Sono proiettili per cannone di carro armato o per mitragliatrici pesanti – chiarisce lui nell’intervista rilasciata a Il Sussidiario -, quindi per capire se possono cambiare qualcosa nel conflitto, bisognerebbe sapere quanti proiettili verrebbero forniti e quante armi per utilizzarli. E comunque inquinerebbero per molti anni le aree d’impiego».
C’è poi l’altro aspetto dell’escalation e cioè quello relativo alla notizia dell’invio di carri armati Abrams di fabbricazione statunitense. La fornitura, inizialmente prevista per l’anno prossimo, sarebbe anticipata al prossimo autunno. Morabito ha spiegato che gli Abrams sono carri armati che superano le 60 tonnellate. Questo loro peso crea non poche difficoltà di movimento su terreni molto fangosi, perché potrebbero facilmente impantanarsi. Anche l’attraversamento dei ponti non è sempre possibile, se i ponti non fossero stati costruiti per sopportare simili carichi. Infine, più che mai per usare gli Abrams occorre prima addestrare i carristi ucraini.
Daniela BLU