In tema di sanzioni il dibattito è ampio, ma per la Siria si è espresso anche il Vaticano attraverso il nunzio a Damasco che ha sollecitato la comunità internazionale a cancellare le misure restrittive

Il rovesciamento del regime di Bashar al-Assad da parte dell’HTS (Hayat Tahrir al-Sham) ha sferrato un duro colpo all’Iran e alla Russia, i cui rispettivi governi sostenevano il dittatore (di fede alauita/sciita) per salvaguardare i propri interessi nella regione.

Ma l’HTS, guidato attualmente da Abu Mohammed al-Golani, che è il nome di battaglia di Ahmed el-Shra, combattente di origini siriane nato a Ryad 42 anni fa, è un cartello islamista che fonde al suo interno diverse sigle dello jihadismo salafita/sunnita, ossia una galassia di formazioni e gruppi che si richiamavano ad Al Qaeda.

Al-Golani, il conquistatore di Damasco che guida l’HTS – Fonte: The Telegraph

Golan in arabo si dice Jolan. Dunque, il nome di battaglia scelto dal leader dell’HTS è al-Jolani, l’uomo che arriva dal Golan.

Detto questo, la domanda che molti osservatori internazionali si fanno adesso è: può un cartello terroristico così composto cambiare rotta per rimettere in sesto la Siria con un governo di transizione moderato?

L’HTS è definita un’organizzazione terroristica. Come sappiamo dalla sua biografia, al-Golani stesso, già capo di al-Nusra, aveva giurato fedeltà ad Al Qaeda, salvo nel 2016 tagliare i ponti con il gruppo, intraprendendo una campagna per riposizionare se stesso nella guerra civile siriana contro Assad e mettere in piedi, nel 2017, l’HTS, un insieme di gruppi militanti precedentemente fratturatisi. Ora, il conquistatore di Damasco, si presenta come forza moderata in opposizione al regime dittatoriale di Assad.

A Washington è in corso un dibattito interno su cosa fare di HTS. Lasciarlo nella lista delle organizzazioni terroristiche o rimuoverlo?

Secondo le leggi statunitensi, il Segretario di Stato può designare gruppi di organizzazioni terroristiche straniere, le cosiddette FTO (Foreign Terrorist Organizations), quando attraverso azioni terroristiche minacciano la sicurezza degli Stati Uniti. La designazione nelle FTO espone il gruppo e i suoi militanti a sanzioni e procedimenti penali, ma il presidente americano può anche decidere a titolo definitivo di cancellare un’organizzazione dall’elenco delle FTO, in seguito alla revoca di una di queste sigle da parte del Segretario di Stato.

Siccome però nessun presidente vuole essere visto come l’uomo che sdogana i terroristi, avvengono, prima di farlo, intensi dibattiti e confronti con gli apparati della sicurezza.

La sconfitta di Assad non suscita rimpianti, essendo stato un dittatore implicato in diffuse atrocità e crimini di guerra, così come nessuno soffre per lo smacco subito da Iran e Russia. Il problema adesso è capire cosa farà al-Golani, se sia quello che dice di essere, cioé un leader moderato per la transizione, oppure un lupo travestito da agnello.

Bashar al-Assad – Fonte: ANSA

HTS ha già annunciato di stare collaborando con il primo ministro siriano, Mohammed Ghazi Jalali, allo scopo di formare un governo di transizione in quella che appare, giusto per il momento, una pagina relativamente pacifica dopo la caduta di Assad. E’ stata dichiarata l’amnistia per i soldati e i riservisti siriani ed è stato inoltre promesso che le donne non saranno obbligate a indossare il velo, né subiranno limitazioni alla loro libertà.

Intanto, l’ambasciatore israeliano a Washington, Michael Herzog, ha definito la caduta di Assad un duro colpo per l’Iran, perché priva Teheran di un canale per fornire armi a Hezbollah e Hamas. Parlando al Reagan National Defense Forum in California, Herzog ha però anche aggiunto: “Non vogliamo che i jihadisti mettano le mani su capacità strategiche come quelle chimiche o di altro tipo presenti in Siria. Dovremo perciò seguire la cosa molto da vicino”.

Negli ambienti repubblicani, in vista del rientro di Donald Trump a gennaio alla Casa Bianca, serpeggia invece un certo scetticismo. “Molti gruppi dicono la cosa giusta quando salgono al potere, perché sono preoccupati che la presa sia fragile, ma poi, una volta consolidatisi, si concentrano sull’attuazione della loro ideologia“, ha detto Gabriel Noronha, direttore esecutivo di Polaris National Security, nonché ex funzionario dell’amministrazione Trump per la politica in Medio Oriente.

Al-Golani “deve essere giudicato per la sua carriera e non solo per quello che ha fatto negli ultimi mesi”, afferma Nathan Sales, ex inviato antiterrorismo del Dipartimento di Stato nell’amministrazione Trump. “Quando leggi il suo curriculum, vedi che è un terrorista placcato blu. Dovremmo quindi essere tutti molto scettici sulla capacità di HTS di de-radicalizzarsi”, ha concluso.

In pratica, perciò, l’approccio di Washington è attendista. Il Regno Unito sembra fare lo stesso, così come l’Unione Europea, che per bocca del suo portavoce Anouar El Anouni fa sapere: “Mentre HTS assume maggiori responsabilità, dovremo valutare non solo le loro parole, ma anche le loro azioni“.

Ad ogni modo, Al-Golani e HTS avranno un ruolo importante nella formazione di un nuovo governo siriano e la designazione terroristica di HTS da parte degli Stati Uniti influenzerà le possibilità per cui una nuova Siria post Assad potrà essere liberata dalle sanzioni occidentali.

In tema di sanzioni è infatti arrivata puntuale la sottolineatura di David Mortlock, ex funzionario americano che ha lavorato ampiamente sulla questione. “È probabile che il presidente vorrà soppesare a lungo qualsiasi nuovo regime in Siria prima di apportare modifiche alle sanzioni statunitensi, perché la priorità strategica è quella di mantenere l’influenza che le sanzioni gli forniscono ed evitare di premiare qualsiasi nuovo governo che abbia forti legami con gruppi terroristici”.

Perché cambiare la politica estera dell’America First, tradotto in altre parole.

Daniela BLU

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