La Scuola andrebbe reinterpretata dai genitori che non dovrebbero viverla come un parcheggio per i figli bensì come un laboratorio di idee
Uno dei segnali più evidenti della riapertura delle scuole è l’improvviso e sostanziale aumento del traffico. La settimana prima diventa uno dei principali argomenti di discussione quando prendi un taxi, bevi un caffè al bar o condividi una pizza con gli amici. Sembra che qualsiasi appuntamento da prendere in questo periodo sia meglio posticiparlo ad orari non di inizio giornata.
In effetti se capiti in prossimità di una scuola in questi “orari sbagliati “ci si rende conto di quanto la più basica educazione civica sia completamente assente nella maggior parte dei genitori che accompagnano i figli. Mi ricordo quando intorno al compimento dei miei undici anni mio padre un giorno mi disse “da domani vai a scuola da solo”.
Tradotto voleva dire farsi un chilometro a piedi o prendere l’autobus sotto casa che dopo due fermate mi lasciava vicino al cancello di entrata. Il vero inizio della mia emancipazione. La conquista di poter decidere intanto come arrivarci nascondeva un aspetto non tanto secondario. Se prendevo l’autobus mi servivano i soldi per il biglietto, se andavo a piedi ovviamente no.
Per i miei genitori ero un gran pigro perché prendevo l’autobus tutti i giorni, cinque volte a settimana. Non era vero. Lo facevo solo il lunedì. Con i soldi risparmiati gli altri giorni che andavo a piedi, mi sentivo ricco. Più pizza bianca durante la ricreazione ed una discreta fornitura di gomme e caramelle spesso condivise con i compagni di classe.
Oggi vedo scene diverse. Molti figli di separati accompagnati spesso dai papà in macchina o in motorino che utilizzano quello spazio-tempo per vederli e scambiarci qualche parola in più di quelle al telefono della sera prima. Mamme che non lavorano, molto nervose, a volte con macchine enormi parcheggiate malissimo, che depositano i figli come pacchi postali assaporando le ore finalmente libere della mattina.
Mamme che lavorano, che hanno fretta di arrivare in ufficio e vivono l’accompagnamento quotidiano come un momento per condividere qualche idea, un sorriso in più con i propri figli.
Insomma, la scuola con tutto quello che vi ruota intorno è sempre protagonista nella sua missione educativa e di aggregazione.
Forse va reinterpretata dai genitori che non dovrebbero viverla solo come un posto dove parcheggiare i figli lasciandoli e riprendendoli con la consueta fretta ma un laboratorio di idee dove confrontarsi con maestre e professori non solo nei dieci minuti di udienza trimestrale.
Fonte: Agenda Digitale
Le università, quelle private in particolare, lo fanno da sempre, le scuole sono ancora indietro nell’ aprirsi al mondo esterno. Qualcuna ci prova ad inserire qualche sussulto di modernità ma prevale sempre il programma di insegnamento “istituzionale” pensato dal Ministero.
Quasi mai un ospite per gli studenti scelto da un mondo esterno del quotidiano: un cantante, un attore, un cuoco famoso da ascoltare. La vita fuori corre, dentro la scuola si rimane molto lenti…
Raimondo Astarita