Tra revisioni bibliche e troppa burocrazia, questi mezzi meccanici appaiono più un orpello che un aiuto concreto
Sarà capitato a chiunque di imbattersi in quella che potremmo definire come l’ennesima presa in giro per gli utenti: parliamo delle scale mobili e degli ascensori presenti nelle stazioni della metropolitana romana che, nonostante la loro funzione di ausilio alle persone, specialmente quelle anziane o disabili, sono costantemente ferme/i per una manutenzione degna del film del 1984 “La storia infinita”.
Eppure, se ci pensiamo bene, queste strutture meccaniche sono state impiantate con i soldi dei contribuenti che però, loro malgrado, sono costretti 7/8 volte su 10 ad usare le scale tradizionali per via del cartello “in manutenzione”.
Da un’indagine svolta, una stazione su due ha gli impianti fermi per riparazioni oppure collaudi e, sulla Roma Lido, la percentuale tocca il 70%.
Di fatto, se un cittadino (e ce ne sono molti più di quanto si possa o voglia credere) è costretto a muoversi su una sedia a rotelle, con delle valige ingombranti o con un passeggino, il servizio di viabilità capitolino impedisce di accedere a dei servizi che rappresentano un Diritto.
La metà delle stazioni non consente di usare gli ascensori (che, peraltro, sono sudici e con un odore di urina da voltastomaco).
Non parliamo poi dei tempi di ripristino: possono passare mesi o addirittura si può andare oltre l’anno solare prima che la scala mobile o l’ascensore in questione venga ripristinata/o e resa/o accessibile al pubblico.
È successo alla fermata della Metro B di piazza Bologna e a quelle della metro A di Ponte Lungo e Manzoni.
Adesso, sempre nella tratta A, è il turno di Baldo Degli Ubaldi dove si è tornati a metter mano sulle scale mobili che portano ai tornelli della stazione.
Insomma, tra revisioni che avvengono con tempi biblici, una manutenzione inesistente e troppa burocrazia, possiamo dedurre che l’utilizzo del mezzo pubblico sotterraneo è sempre più riservato a fortunati che possono contare sulle proprie gambe e che hanno le mani libere da ingombri.
Eppure, parliamo della Capitale d’Italia!
Stefano Boeris