Dopo quarant’anni non si interrompe la ricerca della verità, ed il Vaticano sembra collaborare
A distanza di quarant’anni dalla scomparsa, si riapre improvvisamente il caso di Emanuela Orlandi per volontà della magistratura vaticana. Il promotore di giustizia vaticana, Alessandro Diddi, di concerto con la Gendarmeria, ha deciso di far ripartire le indagini su uno dei casi più misteriosi della storia recente italiana. Dopo anni di indagini inconcludenti, depistaggi e silenzio l’iniziativa è ora nelle mani della Santa Sede, che ha scelto di ripartire da zero nel tentativo di far emergere la verità su un avvenimento inquietante che sembra coinvolgerla da vicinissimo.
A partire da questi giorni verranno, dunque, riesaminati dagli inquirenti tutti gli elementi che hanno svolto un ruolo importante nelle precedenti indagini: documenti, fascicoli, testimonianze ed ogni altro tipo di materiale ottenuto in questi quarant’anni. Il compito della magistratura vaticana sarà dunque quello di riavvolgere il nastro fino a quel lontano 22 giugno 1983, quando l’Italia intera venne sconvolta dalla scomparsa della cittadina vaticana quindicenne Emanuela Orlandi.
Da quelle terribili ore fino ad oggi, per i magistrati si prospetta un lavoro che li porterà a riesaminare vecchie piste e ad aprirne di nuove, con l’obiettivo di fare finalmente luce su un accadimento che ancora turba l’opinione pubblica italiana e mondiale e per restituire alla famiglia di Emanuela la giustizia che merita.
A contribuire a questi sviluppi è stata, forse, l’uscita del documentario “The Vatican girl” su Netflix, che ha contribuito a rendere mondiale il caso più di quanto già non lo fosse.
Ripercorre la storia della scomparsa di Emanuela in poche righe sarebbe inutile e probabilmente impossibile, a causa degli intrecci che sono stati ipotizzati e all’infinità di indizi e testimonianze che sono state raccolte. Gli attori coinvolti sono stati moltissimo, dalla Santa Sede alla banda della Magliana, passando per Alì Agca ed il terrorismo internazionale. Non compete a noi fare ipotesi su come siano andati realmente gli eventi e dare sentenze definitive, ma gli intrecci tra ambienti vaticani e criminalità organizzata sembrano essere ormai lampanti e gli indizi in questo senso sono molteplici.
La sensazione è che questo caso riguardi gli aspetti più oscuri, a partire dalla pedofilia, della più grande ed influente istituzione religiosa che sia mai esistita, dai quali essa stessa sta cercando a piccoli passi di affrancarsi. E forse questo aiuta a spiegare perché agli avvenimenti si sia sempre accompagnato un enorme velo di omertà che ha coinvolto i responsabili e non solo. Ed è anche questo il motivo per cui il caso Orlandi continua, a distanza di decenni, ad essere ancora di estrema attualità.
I dubbi e gli interrogativi sul caso sono ancora infiniti, ed è difficile stabilire se la ripresa delle indagini porterà alla verità nonostante il trascorrere di tutti questi anni, che certamente complica di molto il lavoro dei magistrati. È opinione di chi scrive che gli avvenimenti di quel giugno 1983 non saranno mai chiariti del tutto, ma la speranza è che per il caso di Emanuela, così come per quello di Simonetta Cesaroni, la fame di giustizia (legittima e comprensibile) non spinga ad accettare una verità, ma la verità.
Giulio Picchia