Diretto e interpretato da Peppino Mazzotta
Un’ interpretazione intensa, dove la voce narrante, la musica, il canto, i movimenti sulla scena, mai banali o superflui, danno corpo e spessore ad un testo fortemente evocativo. Peppino Mazzotta, interprete e regista di questa pièce teatrale di Igor Esposito, si dimostra ancora una volta attore duttile e di talento capace di passare dalle fiction televisive al cinema e riprendersi quella scena teatrale che lo ha sempre attratto.
Il testo, tratto dall’opera greca Ariostea, punta l’indice sul conflitto tra il potere esercitato anche in modo deciso e impudente e chi invece ne sfugge le regole esasperate e la slealtà evidenziando come il potere riesce, in chi lo esercita, a diventare padrone assoluto della sua stessa dimensione a scapito di chi ritiene il rispetto e la lealtà un valore fondante della convivenza civile.
Fonte: Teatro India
Peppino Mazzotta, accompagnato in scena dalle musiche originali Massimo Cordovani eseguite dal vivo con Mario Di Bonito, riesce ad incarnare senza fronzoli, in modo diretto, efficace, questo eterno conflitto che rende di estrema attualità il testo originale greco e la coraggiosa e provocatoria rivisitazione di Igor Esposito. La riproposizione di questo spettacolo, che nel 2011 valse il ‘Premio Nazionale della Critica’, ne esalta ancora oggi la freschezza e la carica dirompente e ha portato Peppino Mazzotta a ricevere il Premio ‘Le Maschere del Teatro Italiano 2024’ come migliore interprete di monologo.
Premio meritatissimo che esalta e sottolinea la capacità di Mazzotta di passare, senza sosta e per ben ottanta minuti, da un personaggio all’altro, e non importa se maschile, femminile, bambina, giovane o anziano, evidenziando una duttilità vocale, espressiva, verbale e no, sottolineata da toni intensi, spigolosi, anche provocatori che arrivano allo spettatore in tutta la loro forza e lo portano ad interrogarsi sull’attualità. Un’attualità, con le sue guerre, le lotte per il predominio anche economico e commerciale con la corsa alla ricchezza e alla conquista di beni materiali, costi quel che costi, che poco è cambiata, negli elementi essenziali del potere, dell’invidia, dell’arroganza, dell’ubbidienza passiva rispetto al mondo greco della tragedia, del mito e del poema.
Uno spettacolo da non perdere come sottolineato dal lungo applauso finale e dalle numerose chiamate in scena a fine rappresentazione.
Giuseppe Fabiano