Niccolai è diventato popolare per essere stato un cannoniere al contrario, capace di segnare sei autogol “d’autore”

C’è chi è entrato nella storia del calcio per un gol segnato all’ultimo minuto, o per una rete di pregevole fattura, o per una parata acrobatica, o per una giocata tecnica. A questi campioni si aggiunge Comunardo Niccolai, diventato popolare per essere stato un cannoniere al contrario, capace di segnare sei autogol “d’autore”, alcuni veri e propri capolavori di pregevole fattura, altri realizzati “alla rovescia” in partite di particolare importanza.

Comunardo, uno degli Eroi del Cagliari Campione d’Italia nel 1970, è venuto a mancare il 2 luglio scorso a pochi mesi distanza da Gigi Riva che della squadra sarda era il simbolo. Al contrario della fierezza del Gigi Nazionale, Niccolai manteneva un profilo basso e, complici gli autogol, era ingiustamente sottovalutato dal pubblico e dalla stampa, restia a riconoscerne le grandi doti di difensore capace di annullare forti centravanti della sua epoca come Chinaglia e Boninsegna.

Niccolai nacque ad Uzzano in provincia di Pistoia il 15 dicembre 1946. Il suo nome Comunardo, alquanto singolare, gli venne dato dal padre Lorenzo, fervente comunista, in onore della Comune di Parigi, forma di autogestione di stampo socialista nella capitale francese nel 1871. Alla mamma non piaceva affatto il nome, tanto da chiamare il figlio Silvano. Niccolai cominciò la sua trafila nelle giovanili calcistiche del Montecatini nel ruolo prima di centravanti, poi di mezzala, infine di stopper, e si trasferì appena sedicenne in Sardegna grazie ad accordi di collaborazione tra la società toscana ed altre omologhe isolane. Esordì in serie C nella stagione 1063-64 vestendo la maglia della Torres per poi approdare in quella successiva al Cagliari neopromosso in serie A. Era il rincalzo di Raffaello Vescovi, inamovibile stopper e capitano della formazione sarda. Paradossalmente divenne titolare proprio grazie ad un suo autogol. Avvenne che Scopigno, allenatore della compagine cagliaritana, incaricò Vescovi, in qualità di capitano, di redarguire Niccolai per una sua autorete contro la Spal.

Fonte: ilpost.it

Al rifiuto del calciatore di rimproverare un suo compagno, nacque una colluttazione tra allenatore e capitano, sfociato prima in un allontanamento e poi in una cessione del giocatore di cui ne beneficiò Comunardo che divenne oltre che titolare anche discepolo e pupillo di Scopigno. E il ventitreenne difensore toscano fu uno dei grandi protagonisti del Cagliari Campione d’Italia 1970 conquistando anche il posto di stopper titolare nella Nazionale azzurra ai Mondiali in Messico. Ma la sua avventura in maglia azzurra terminò alla partita di esordio degli Azzurri contro la Svezia quando infortunato per una distorsione alla caviglia cedette il posto a Rosato che gli soffiò il posto fino al termine dei Campionati.

Celebre la frase di Scopigno, successivamente smentita “Tutto mi sarei aspettato dalla vita, tranne che vedere Niccolai in mondovisione!”. Vero invece che il Mister Filosofo lo considerava un artista dell’autogol attribuendo scherzosamente la colpa delle sfortunate deviazioni di testa alla particolare piega dei suoi sette lunghissimi capelli. Comunardo era apprezzato da tutti, compagni e avversari per la sua correttezza in campo e fuori. Di carattere ansioso, mostrava in viso i segni della forte tensione emotiva dando luogo ad espressioni altamente sofferenti tali da valergli il soprannome di “Agonia”.

Niccolai proseguì la sua carriera nel Cagliari fino alla retrocessione dei sardi in serie B nella stagione 1975-76, per poi trasferirsi un anno al Perugia e quindi chiudere la carriera da calciatore nel 1978 al Prato.

Fonte: sport.tiscali.it

Dei suoi formidabili autogol il più importante fu quello segnato nella sfida scudetto Cagliari-Juventus 2-2 del 15 marzo 1970, quando a seguito di un innocuo traversone dalla fascia di Furino, anticipò di testa Albertosi infilando il pallone sotto l’incrocio. In Bologna-Cagliari 2-1 del 19 marzo 1972 Comunardo riuscì nell’impresa di scartare il suo portiere e di depositare con classe il pallone nella sua porta. L’episodio più curioso riguarda un tentativo di autorete in Catanzaro-Cagliari 2-2 del 13 febbraio 1972 quando all’ultimo minuto Niccolai, equivocando un fischio partito dagli spalti con quello dell’arbitro a concedere un calcio di rigore, tirò con nervosismo e violenza verso la propria porta costringendo il suo compagno Brugnera a respingere con le mani sulla linea per evitare l’autogol. Concetto Lo Bello concesse il rigore e il Catanzaro pareggiò al fotofinish.

Gian Luca Cocola

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