Al contrario di tanti odierni telecronisti, Pizzul dava importanza alle immagini mantenendo uno stile sobrio che non offuscava il ritmo partita

Di solito questa rubrica racconta le storie di campioni del passato, ripercorrendone la carriera legata a tanti successi. Nell’odierna edizione la dedica è rivolta a chi ha narrato le gesta delle grandi stelle del calcio, al menestrello che con la sua voce ne ha raccontato le prodezze attraverso il mezzo televisivo. Stiamo parlando di Bruno Pizzul, scomparso recentemente all’alba degli 87 anni, “Persona di altri tempi” (termine che sembra coniato per lui), telecronista competente e misurato, dotato di indubbie capacità dialettiche con l’uso di un lessico semplice e accessibile a tutti, comprensivo di vocaboli oggi desueti e per certi versi arcaici a contraddistinguere le sue cronache. Tante sue frasi sono diventate celebri, come i memorabili “Ed è gol” e “Tutto molto bello”.

Fonte: Corriere della Sera

Pizzul dava importanza alle immagini su cui impostava la sua cronaca mantenendo uno stile sobrio, privo di aggettivazioni esagerate, che non offuscava il ritmo partita. Esattamente il contrario di tanti odierni telecronisti che si ergono a protagonisti usando uno stile nevrotico infarcito di termini aggressivi e ai limiti della sportività pronti ad urlare ai gol esplodendo una quantità enorme di decibel in maniera costruita e isterica. Per non parlare di tutte le nozioni tattiche, composte spesso di numeri dal 4-3-3, al 4-2-3-1, al 3-5-2 che appesantiscono il racconto della gara. Pizzul, come l’indimenticabile Nando Martellini, si limitava alla mera descrizione dell’azione senza il ricorso ossessivo alle statistiche e alle tattiche osservando le pause nel rispetto di una metrica che consentiva al telespettatore di gustarsi in tranquillità la partita.

Nato ad Udine l’8 marzo 1938, Bruno ha cominciato a giocare a calcio in oratorio fino a raggiungere la serie A con il Catania passando per le serie C e B. È stato un centromediano metodista impiegato come stopper in quanto, a suo dire, voluminoso e molto statico. Un infortunio al ginocchio non gli permise di continuare la sua carriera di calciatore e lui virò sull’insegnamento delle materie letterarie in una scuola media a fronte del diploma di maturità classica e della laurea in giurisprudenza.

Presentatosi quasi per caso, vinse un concorso RAI per telecronisti riservato ai giovani laureati del Friuli-Venezia Giulia e diede avvio al suo lungo percorso televisivo l’8 aprile 1970 con la telecronaca di Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia disputato a Como, in cui Bruno si presentò in postazione con quindici minuti di ritardo in quanto attardatosi per il pranzo con il geniale e sregolato Beppe Viola. Tale leggerezza poteva costargli il posto ma per fortuna la gara venne trasmessa in differita e pertanto ci fu tempo per rimediare. Inaspettatamente Pizzul venne spedito in Messico per il Mondiale 1970 come quarta voce insieme a mostri sacri delle telecronache come Niccolò Carosio, Nando Martellini e Luigi Albertini.

Fonte: éNordEst

La sua carriera decollò velocemente e Bruno non solo divenne con Martellini il telecronista di punta della RAI ma anche un valente conduttore di ‘Sportsera’, quotidiano tg sportivo pomeridiano, di ‘Domenica Sprint’, contenitore sportivo serale all’interno del quale trovavano posto le sintesi di tutte le partite della serie A, e de ‘La Domenica Sportiva’, programma di successo noto a tutti.

Prendendo il testimone da Nando Martellini, Pizzul curò le telecronache della nostra Nazionale dal 1986 per i mondiali in Messico fino al 21 agosto 2002 Italia-Slovenia 0-1 non riuscendo a raccontare un trionfo degli Azzurri. Ai mondiali italiani del 1990 divenne la voce delle “notti magiche” a raccontare le gesta di Roberto Baggio (forse il calciatore da lui più apprezzato) e di Totò Schillaci, l’emblema di quell’edizione.

Bruno annunciò in diretta televisiva anche tanti successi delle nostre squadre di club impegnate nelle coppe europee; il primo riguardò la vittoria della Coppa delle Coppe da parte del Milan ai danni del Leeds Utd. nella finale disputata a Salonicco il 16 maggio 1973, mentre l’ultimo combaciò con l’ultima edizione della stessa competizione in cui trionfò la Lazio nella finale contro il Maiorca giocata al Villa Park di Birmingham il 19 maggio 1999.

Pizzul fu il telecronista di Juventus-Liverpool, finale della Coppa dei Campioni disputata allo stadio Heysel di Bruxelles il 29 maggio 1985 sfociata nella più grande tragedia che il calcio ricordi; “E’ stata la telecronaca che non avrei voluto mai fare” – dichiarò – “perché ho dovuto raccontare delle cose che non sono accettabili a livello umano”.

Fonte: Fanpage

Ci mancherà proprio il lato umano di Pizzul, il suo entrare nelle case in punta di piedi, il senso di rispetto verso i telespettatori, il suo stile elegante e carico di passione che ha fatto innamorare del calcio tante generazioni. Ciao Bruno.

Gian Luca Cocola

Foto copertina xing.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

RSS
Follow by Email
Copy link
URL has been copied successfully!