Al Teatro Trianon Viviani di Napoli il 24 novembre
Sono tre i ‘Pugni nel cuore’ che Maurizio de Giovanni propone all’attenzione e alla sensibilità individuale e collettiva con l’omonimo spettacolo che affronta il tema della violenza sulle donne.
Una performance, quella di Maurizio de Giovanni e degli artisti che lo accompagnano, che definire spettacolo rischia di apparire come riduttivo e quasi lesivo della dignità e della gravità di quanto proposto. Personalmente ritengo che il termine rappresentazione sia più adeguato e consono partendo proprio dai contenuti narrativi proposti: tre storie di violenza sulle donne concluse tragicamente, tre storie drammatiche, purtroppo reali, che nel linguaggio cinematografico sarebbero definite come tratte da storie vere.
Fonte: teatro Trianon Viviani
Con un ritmo narrativo a volte serrato, con piccole e ben pesate pause, espresse in momenti di significativo silenzio, con apparenti superficiali divagazioni sul vivere quotidiano che sottolineano come la violenza covi e si nasconda, si insinui e divori e sia capace di polverizzare le inibizioni razionali, il senso morale, il peso delle conseguenze, Maurizio de Giovanni ci mette di fronte, senza se e senza ma, senza fronzoli e senza orpelli, alla cruda realtà della natura umana e alla possibilità per tutti noi di poterci trovare ad essere vittime o carnefici, anche semplicemente per non aver visto e sentito o, ancora peggio, non aver voluto vedere e sentire.
Le tre storie di tre fatti di cronaca, messi al centro dell’attenzione mediatica e seguiti per mesi o addirittura per anni, vengono riconosciute dal pubblico perché i nomi sono quelli dei protagonisti. Per due di queste, de Giovanni sceglie la narrazione soggettiva, immedesimandosi nella‘mente del colpevole’, traendo spunto da quanto emerso nelle indagini o dalle dichiarazioni negli interrogatori. È un processo a spirale, di messa a nudo del colpevole e dei fatti in cui de Giovanni sbuccia con pazienza la maschera dell’assassino, togliendo prima il grosso della scorza dell’apparenza e poi entrando nei meandri interni dove i pensieri e le azioni si muovono in labirinti inattesi.
Per la terza storia de Giovanni sfrutta a pieno le sue capacità di scrittore, e come in una visione filmica, con quella che definirei una sceneggiatura letteraria, osserva l’assassino nello spazio del ‘dopo’: dopo il delitto, dopo l’alibi, dopo il tempo, dopo lo spazio. Un dopo che trova la sua radice nel prima: un prima assolutamente apparentemente normale.
Maurizio de Giovanni è accompagnato in questa rappresentazione da tre musicisti di grande spessore artistico: Marco Zurzolo che fa letteralmente parlare il suo sax, Carlo Fimiani e Umberto Lepore, con la chitarra e il contrabbasso, scandiscono i piani della storia e il battito del tempo e del cuore, Marianita Carfora interpreta alla sua splendida maniera le passioni nascoste, svelate da canzoni famose. La partitura narrativa e quella musicale si sfiorano, si intersecano, si sovrappongono mantenendo ognuna la propria identità pur dando sempre, generosamente, valore al senso e al significato dell’altra.
Giuseppe Fabiano