L’analisi di Diamanti e Lazar fa emergere delle caratteristiche fondamentali che accomunano le diverse forze politiche populiste dell’occidente
Il saggio “Popolocrazia. La metamorfosi delle nostre democrazie” edito Laterza e scritto da Ilvo Diamanti, professore di Scienza politica all’Università di Urbino Carlo Bo nonché firma di punta del quotidiano “La Repubblica” e da Marc Lazar, docente di Storia e sociologia politica all’Istituto Sciences Po di Parigi e presidente della School of Government della Luiss, si pone l’obiettivo di sistematizzare ed analizzare per un vasto pubblico la questione del populismo e delle sue conseguenze sui sistemi democratici.
Per farlo, il volume circoscrive e definisce il fenomeno del populismo in termini generali, per poi analizzarlo nei contesti più specifici dei due paesi di origine degli autori: l’Italia e la Francia. I populismi non possono essere interpretati solo come una minaccia per la democrazia liberale e rappresentativa (o come l’ultima speranza di rinnovamento di questa), ma – scrivono gli autori – devono essere tradotti proprio come la manifestazione stessa di un problema della democrazia liberale e rappresentativa.
Il fenomeno populista, che affonda le radici sin dai tempi di Robespierre e del generale Boulanger, comporta da un lato un rigetto verso ogni genere di forma politica strutturata, e dall’altro l’aspirazione a una democrazia differente sia nei modi che nei metodi: una democrazia diretta.
Fonte: IBS
L’analisi di Diamanti e Lazar fa emergere delle caratteristiche fondamentali che accomunano le diverse forze politiche populiste dell’occidente. Prima fra tutte, la tendenza a trovare soluzioni immediate e semplici (se non semplicistiche) a dei problemi complessi.
Anche l’accentramento di attenzioni e poteri attorno ad un leader ben identificato, spesso dotato di grande carisma, costituisce un aspetto fondamentale del partito populista. Il leader populista non si limita a rappresentare il popolo, ma lo incarna. Al contrario dei rappresentanti democratici che, appunto, rappresentano gli elettori, il leader è legittimato negli occhi del popolo perché, nell’avvicinamento del demos al kratos, il leader è il popolo.
Come scrivono gli autori: “Con lui, la potenza evocatrice dell’incarnazione prevale sul principio razionalizzato della rappresentanza”. In generale, da questo interessante volume emerge una brillante analisi del fenomeno del populismo, che ha gradualmente modificato la struttura delle democrazie occidentali, con esiti difficilmente prevedibili.
Se è vero che viviamo in una fase storico politico caratterizzata dalla “democrazia del pubblico”, gli autori pongono quindi una domanda al lettore: la politica, per come la si conosce e la si studia, ha fallito?
Non è facile dare una risposta, ma Diamanti e Lazar invitano a chiedersi cosa potremmo fare per riportare l’Italia e la Francia al loro status di fertili democrazie rappresentative. Se, veramente, non lo sono più.
Jacopo Gasparetti