In Italia gli scandali hanno una caratteristica unica al mondo: quando scoppiano sono noti a tutto il popolo

In Italia gli scandali hanno una caratteristica unica al mondo. Quando scoppiano sono già noti a tutto il popolo. I grandi scandali nazionali degli ultimi trent’anni sono stati sostanzialmente tre: il primo, tangentopoli, dove ci hanno spiegato che la politica, ed i politici in proprio, si finanziavano illegalmente. Ditemi chi non lo sapesse; il secondo è stato calciopoli. Lì ci hanno ricordato che gli arbitri aiutavano la Juventus, cosa nota e palese a chiunque seguisse il calcio; da ultimo, con ben tre libri mai contestati da nessuno (tolta qualche obiezione su marginalità al limite del refuso) è stato spiegato che la Magistratura è fortemente orientata a sinistra ed in larga parte “tifa” per quella parte politica.

Qualcosa, però, in trent’anni è fortemente e certamente cambiata. In conseguenza di tangentopoli, che nulla ci raccontava che non sapessimo, sono stati inquisiti, condannati, arrestati e per lo più assolti politici, imprenditori e funzionari fino ad arrivare alla seconda repubblica. Cioè, siamo arrivati a stabilire che politicamente tutto era cambiato, come A.C. e D.C. Tutto il prima di tangentopoli era da classificare come prima repubblica, tutto il dopo seconda repubblica.

Con la storia marginale della Juve, anche se con l’aggravante di essere nazionalpopolare e quindi diseducativa, si è arrivati a mettere in discussione la moralità della famiglia più potente d’Italia e l’invenzione della tecnologia che controlla gli arbitri, ormai in tutto il mondo ed in tutti gli sport (la var) è certamente figlia di quelle malefatte e di quelle ingiustizie.

A seguito dello scandalo sulla Magistratura assistiamo al miracolo: non è successo nulla. Non un giudice, non un componente del C.S.M., non un iscritto del più potente sindacato dei magistrati (Magistratura Democratica) si è dimesso, è stato interrogato o ha dovuto dare spiegazioni. Neanche uno che per caso abbia chiesto scusa. Assuefazione totale. Totale rispetto ad un potere dello Stato assolutamente autonomo che sconfina continuamente ed occupa spazi di competenza di altri poteri, condizionando in modo sostanziale la vita democratica.

Così i due libri di Palamara, scritti evidentemente per dimostrare almeno parte degli atteggiamenti ingiustificabili dei magistrati, ma certamente stando ben attento a non confessare reati, ed il libro di Renzi ”Il Mostro” in cui leggiamo nefandezze, impostazioni politiche che ispirano sentenze, ricusazioni di giudici e quant’altro possibile passano come nulla fosse. Tutto questo non partorisce nulla, neanche un trasferimento, un buffetto, una piccola reprimenda. Dobbiamo resistere, dobbiamo tornare in campo, dobbiamo colpire Salvini (che a me fa venire in mente “dobbiamo colpire la democrazia” – “italiani dovete votare chi non colpiamo”). Tutto questo potrebbe essere commentato, parafrasando la Domenica Sportiva: “per l’arbitro tutto regolare”. Nomine decise nel segreto, in riunioni segrete, carriere decise senza rispetto del merito: “per l’arbitro tutto regolare”.

Fonte: Ticonsiglio

E noi seguitiamo a sentir parlare, mentre tra la gente la fiducia nella Magistratura è ai minimi storici e sotto i minimi consentiti ad uno stato di diritto, che “Parte della Magistratura” si comporta male. Parte della Magistratura! Ma siamo sicuri di questo termine: “Parte della Magistratura”? Se gli organi di autogoverno di questa istituzione promuovono anche quelli che si comportano male, non li isolano, non li emarginano, se questo organo li protegge tutti e chi se ne frega se i politici vengono assolti al 95 %, possiamo seguitare a parlare di “Parte della Magistratura?”.

Fonte: Tempi

Gli ordini professionali, per fare un esempio minimamente calzante, isolano ed espellono i loro iscritti e certamente non hanno la valenza ed il potere della Magistratura, mentre l’organo di autogoverno dei magistrati, davanti a tutto quello che si legge ed accade giudicano i comportamenti di quattro gatti e infliggono pene che eufemisticamente possiamo definire irrisorie. “Parte della Magistratura”, a questo punto non convince più. E a capo della Magistratura, il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, nonché Capo dello Stato, cosa dice? Cosa fa? Se voi foste il Presidente del Consiglio di amministrazione di una S.p.A. (paragone improprio per sottodimensione di importanza) e sapeste che i vostri consiglieri sono stati nominati in modo discutibile, tanto che si invoca una riforma che sostituisca il sistema del merito con il metodo del sorteggio, voi cosa fareste? È del tutto evidente: o si dimettono loro o vi dimettete voi. Invece qui si tutela il rispetto e l’onore della Magistratura e meno, molto meno, il rispetto e la libertà dei cittadini.

Ferruccio Zappacosta

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