Le nuove norme previste dal decreto “Asset” hanno scontentato tutti
In uno scenario globale che si fa sempre più preoccupante a seguito degli eventi che hanno avuto luogo in Israele, il governo Meloni è alle prese con la sua prima legge finanziaria che inizia a far discutere l’opinione pubblica interna. Tra PNRR, sanità, ed extraprofitti delle banche sono molti i temi delicati sui quali l’esecutivo è chiamato a compiere scelte decisive per il futuro del Paese.
Ma a suscitare le prime polemiche è la nuova normativa sui taxi, approvata dalla Camera dei deputati con il cosiddetto decreto “Asset”. La regolamentazione del servizio dei taxi è una questione che si porta avanti da molto tempo e che, soprattutto negli ultimi anni, ha creato un forte dibattito nell’opinione pubblica e nel mondo della politica.
Le proteste dei tassisti erano ricadute anche sul governo Draghi, reo di aver proposto una liberalizzazione del settore che aveva scatenato gli scioperi della categoria. Le battaglie contro l’uso del POS e contro il rilascio di nuove licenze sono da sempre i cavalli di battaglia della categoria, che rischia così di inimicarsi i clienti che si lamentano sempre di più delle inefficienze del servizio.
Ma proprio in queste settimane è intervenuto il governo sulla questione delle licenze. Ai comuni, infatti, verrà data la possibilità di emettere nuove licenze temporanee (con validità di massimo due anni) solamente a tassisti già in servizio con l’intento di far fronte al forte aumento di domanda che si concretizzerà in prossimità di grandi eventi quali il Giubileo di Roma del 2025 e le Olimpiadi Milano-Cortina del 2026.
Fonte: RaiNews
Altre norme invece riguardano i comuni capoluogo di regione, città metropolitane e quelle sedi di aeroporto. Per essi è previsto un aumento del numero di licenze standard non oltre il 20%, di cui però potranno usufruire solamente gli autisti proprietari di mezzi non inquinanti (veicoli elettrici, ibridi e a basse emissioni di CO2). Inoltre, per l’emissione di queste nuove licenze è prevista una procedura accelerata che metterà a disposizione dell’Autorità di regolazione dei trasporti 15giorni di tempo (invece dei consueti 60) per valutare il bando dei comuni.
Il decreto dell’esecutivo sembra però aver scontentato tutti. L’Unione nazionale consumatori ha evidenziato come la normativa non avrà grandi effetti poiché già oggi i comuni hanno la possibilità di emettere nuove licenze, ma si guardano bene dal farlo per evitare di attrarsi le antipatie dei tassisti. Le proteste arrivano anche dal fronte della rappresentanza della categoria, contraria al rilascio di nuove licenze, motivo per cui hanno indetto lo sciopero del 10 ottobre scorso.
Ma le polemiche arrivano anche dai Comuni, in particolare quelli di Roma e Milano. Il primo cittadino della capitale, Roberto Gualtieri, ha dichiarato che il decreto è inutilizzabile a causa degli alti costi per l’attuazione dei concorsi che non verrebbero coperti dalle entrate derivanti dalle licenze. Con la procedura accelerata non è prevista alcuna entrata per i comuni, che con la procedura standard incassano invece il 20% dei proventi che provengono dalla vendita delle licenze.
Insomma, la regolamentazione all’italiana lascia ancora una volta tutti scontenti e finisce per lasciare tutto com’era prima.
Giulio Picchia