Il dialogo con gli altri deve prevedere rispetto e l’intelligenza di capire quando l’interlocutore non brillante spesso nasconde solo timidezza ed insicurezza
Nel mio modo direi quasi sempre positivo di affrontare il futuro credo che la priorità di oggi sia quella di recuperare i rapporti umani con le persone che prima ci faceva piacere frequentare, cercando di essere più pazienti, ascoltando di più e non interrompendo chi vuole trasferirci a parole una emozione vissuta.
Il dialogo con gli altri deve prevedere rispetto e l’intelligenza di capire quando l’interlocutore non brillante spesso nasconde solo timidezza ed insicurezza.
Con le persone apparentemente più difficili prima di arrivare ad uno scontro va cercato un varco comunicativo per stabilire un contatto quasi sempre possibile.
Sono un accanito frequentatore di taxi e sono sempre più convinto che in un prossimo futuro scriverò un libro sui dialoghi che si riescono ad imbastire tra il tassista ed il cliente nello spazio temporale di pochi minuti di una normale corsa.
Ci sono tematiche che continuano ad avere la loro priorità in un primo approccio discorsivo.
Sicuramente la questione tempo/meteo fa’ rompere qualsiasi indugio. Uno scambio di pareri su come è stato, come è e come sarà il tempo mitiga la diffidenza iniziale e mai come oggi fa superare la barriera acustica anti COVID. Si comincia ad alzare un po’ il tono di voce e si passa a parlare d’altro. Un rapido sguardo al volante, al cruscotto ed allo specchietto mi consente solitamente di individuare per quale squadra di calcio tifa il guidatore.
I romanisti esibiscono antichi cimeli, come un piccolo lupetto con un vecchio sponsor sulla maglia, memoria di successi mai dimenticati. I laziali, pochi, sono più invasivi con grandi aquile biancocelesti che dondolano sullo specchietto.
Ma è la radio a dettare legge ed è lo strumento che salva il tassista più riservato.
Se la radio è spenta colgo sempre la disponibilità a scambiare qualche parola di attualità. Se è accesa pone un solco invalicabile psicologico e mi guardo bene di approcciare un dialogo. Ma anche qui c’è una differenza. Se è sintonizzata una stazione con ospiti in studio che dibattono un tema mi sento libero di intervenire con una battuta, un commento. Se è la musica protagonista non c’è niente da fare e mi rifugio nel mio cellulare.
Ieri in uno spostamento direi da 10 minuti un tassista forse mio coetaneo dopo un primo scambio di idee sul turismo che verrà mi ha azzittito sintonizzando un jazz da atmosfera newyorkese anni ‘80, bellissimo, caldo, avvolgente che mi ha trasportato lontano sicuramente in un mondo senza COVID e guerra in Ucraina.
Quando sono arrivato a destinazione gli ho dato una cospicua mancia ma soprattutto ho pensato che forse non ne potesse più di sentire pareri da convinti militaristi o focosi no vax. La sua zona di conforto è la musica jazz e quando può la regala ad una faccia simpatica, ad una voce tranquilla. Aprendo la portiera mi sono sentito meglio prima di “recuperare” la confusione esterna.
Raimondo Astarita