Il Banco Roma sul tetto dell’Europa del Basket
Serata storica per la pallacanestro capitolina quella del 29 marzo 1984, quando a Ginevra il Banco Roma conquistò la Coppa dei Campioni piegando in finale il fortissimo Barcellona. Il successo di 40 anni fa ha rappresentato la meta di un percorso iniziato due anni prima, nell’estate 1982, con l’approdo in panchina di Valerio Bianchini, detto il Vate, tecnico vincente e persona di alto spessore umano e culturale.
Ad opinione dell’allenatore il Banco era una squadra in forte ascesa a cui mancava un forte playmaker per compiere il definitivo salto di qualità. Bianchini partì per gli USA alla ricerca di talenti e scelse Larry Wright, folletto della Louisiana, cestista esplosivo dalle grandi doti tecniche ed atletiche.
Wright divenne il leader di quella formazione completa in tutti i reparti, con una ossatura composta da cestisti romani. Il Banco Roma sorprendentemente si laureò per la prima volta nella storia del basket capitolino Campione d’Italia e fece esplodere in città l’entusiasmo per uno sport che aveva vissuto un ruolo di secondo piano rispetto al calcio.
Fonte: Pianeta Basket
Nella stagione successiva, la 1983-84, Wright mostrò insofferenza verso l’ambiente romano creando tensioni all’interno del gruppo che contribuirono al flop in campionato terminato in nona posizione fuori dai playoff. In Coppa dei Campioni la matricola Banco Roma superò agevolmente i turni preliminari contro i lussemburghesi del Dudelange e gli albanesi del Partizan Tirana. La compagine romana approdò in un girone unico in compagnia di team di altissimo profilo quali il detentore Cantù ed il terribile Barcellona, oltre al Maccabi Tel Aviv, il Bosna Sarajevo ed il Limoges. Le prime due del girone si sarebbero affrontate in finale. Il quintetto base del Banco era composto da Larry Wright playmaker, Enrico Gilardi “Core de Roma” guardia, Marco Solfrini ala, Clarence Kea ala grande, Fulvio Polesello (capitano) pivot, a cui si aggiungevano Stefano Sbarra playmaker, Gianni Bertolotti ala e Renzo Tombolato pivot. La formazione capitolina partì male nel girone infilando tre sconfitte nelle prime cinque partite.
Fonte: Attualità.it
Ma successivamente gli uomini di Bianchini inanellarono cinque successi consecutivi, tra cui le imprese in trasferta a Barcellona, Cantù e Tel Aviv, risultati che consentirono ai romani di approdare in finale contro il Barcellona. In quei giorni nella capitale si viveva il parallelismo tra il Banco Roma e la A.S. Roma calcio. Un cammino identico, due squadre in ascesa, due allenatori carismatici (Bianchini e Liedholm), due atleti stranieri leader (Wright e Falcao), due scudetti conquistati nello stesso anno (1982-83), due approdi in finale di Coppa dei Campioni. Ma proprio sul finale, le strade si divisero con il Banco campione d’Europa e la Roma in lacrime sconfitta dal Liverpool allo Stadio Olimpico ai calci di rigore.
Il 29 marzo 1984 al Palatinoire di Ginevra alle ore 21 si giocò la finale tra il Banco Roma ed il favoritissimo Barcellona con entrambe le formazioni alla ricerca del primo alloro europeo. Il Barcellona partì all’assalto e dominò per tutto il primo tempo, trascinato da San Epifanio implacabile nelle realizzazioni. Ai rimbalzi Starks e Davis (un ex), anche in virtù della loro altezza, surclassarono Kea e Polesello. Con Gilardi in serata storta, Wright fu l’unico capace ad opporsi allo strapotere spagnolo. Bianchini applicò tanti varianti di gioco, alternando la marcatura a uomo con quella a zona (1-3-1) ma con scarsi risultati.
Il primo tempo terminò con il Barcellona in vantaggio di dieci punti (42-32), un’enormità. Wright entrò furente negli spogliatoi a causa delle provocazioni verbali di Davis. Larry dando libero sfogo alla sua rabbia con un monologo incomprensibile nel dialetto della Louisiana. Quelle parole misteriose scossero anche i compagni di squadra decisi a ribaltare le sorti di una partita che sembrava segnata. Wright giocò un secondo tempo da antologia cestistica e guidò il gruppo alla rimonta.
Ai rimbalzi la gara si fece equilibrata, Kea si battè come un leone, Solfrini alzò il suo rendimento in difesa facendo leva sulle sue lunghe braccia, solo Gilardi non riuscì a cambiare marcia, 4 soli punti per lui in totale. San Epifanio, Davis e Solozabal furono costretti ad uscire gravati dai falli e il Banco ne approfittò per rimontare e poi allungare. A 9 minuti e 43 secondi dalla fine Wright in contropiede firmò il clamoroso sorpasso (57-56). Anche Sbarra e Tombolato, partiti dalla panchina, furono determinanti negli ultimi minuti vissuti allo spasimo.
La gara terminò con il successo del Banco Roma 79-73 ed i cestisti capitolini furono portati in trionfo dai tantissimi tifosi scesi sul parquet. Capitan Polesello, in compagnia del Presidente Eliseo Timò, alzò la Coppa dei Campioni a cui seguì qualche mese dopo quella Intercontinentale. Roma caput mundi non solo nella storia ma anche nel basket!
Gian Luca Cocola