Sotto il cielo di Parigi Panatta alzò la prestigiosa coppa osannato da oltre dodicimila spettatori presenti

Anno magico il 1976 per Adriano Panatta a cominciare dalla conquista degli Internazionali di Roma e di Parigi, per concludersi con il successo in Coppa Davis nella leggendaria formazione azzurra che comprendeva Barazzutti, Bertolucci, Zugarelli e Nicola Pietrangeli nel ruolo di capitano non giocatore.

Fonte: Panorama

A fine maggio 1976, reduce dal trionfo casalingo al Foro Italico, Adriano si trasferì a Parigi per partecipare al torneo del Roland Garros, prova del Grande Slam su terra rossa. Assente il leader della classifica ATP Jimmy Connors non adatto alla superficie, il tabellone indicava Bjorn Borg testa di serie numero 1, l’argentino Guillermo Vilas numero 2, lo spagnolo Manolo Orantes 3 e lo statunitense Arthur Ashe 4. Panatta, quattordicesimo nel ranking, era la testa di serie numero 8. Al primo turno Adriano incontrò il cecoslovacco Pavel Hutcha. Sebbene sulla carta fosse considerato facile, l’incontro partì in salita per il tennista romano che lasciò all’avversario il primo set (6-2) per poi riprendersi nei due set successivi vinti con un doppio 6-2 ed entrare in crisi nel quarto perso con un secco 6-0. Nell’ultimo e decisivo set, sul 10-9 per Hutcha, Panatta annullò un matchpoint sul 10-9 con un acrobatico tuffo ad impattare un passante. Quel punto drammatico che poteva significare l’eliminazione diede la forza ad Adriano per vincere il set per 12-10. Da notare che anche ai precedenti Internazionali d’Italia l’atleta romano rischiò di uscire al primo turno conquistando il successo contro il modesto australiano Kim Warwick dopo aver annullato ben 11 match point.

Scampato il pericolo Hutcha, Panatta superò in tre set sia il giapponese Kuki che il cecoslovacco Hrebec ed in quattro set il quotato tennista jugoslavo Zeliko Franulovic. Ai quarti di finale affrontò il suo grande amico Bjorn Borg. Il pronostico era a favore del fenomenale svedese all’apice della carriera, imbattibile soprattutto sulla terra battuta. I due rivali si erano affrontati in precedenza due volte al Roland Garros con una vittoria per parte: per Adriano successo negli ottavi del 1973 e sconfitta in semifinale nel 1975. Il 9 giugno 1976 Panatta si impose per 6-3 6-3 2-6 7-6 in un match capolavoro a livello tattico, con variazioni continue di gioco, discese a rete e largo uso delle smorzate nel felice intento di spezzare il ritmo di Borg da fondo campo, sfruttando anche la stanchezza dell’avversario provato da cinque interminabili set giocati nel turno precedente contro l’idolo di casa Francois Jauffret. Da sottolineare che Adriano è l’unico tennista ad aver sconfitto a Parigi (per ben due volte) il sei volte campione del torneo Bjorn Borg.

Fonte: Panorama

In semifinale Adriano affrontò lo statunitense Eddie Dibbs, testa di serie numero sei, classico “pallettaro” dell’epoca, abile nel rimandare sempre la pallina oltre la rete giocando da fondo campo. Prevalse il talento dell’atleta romano che sconfisse Dibbs con un perentorio 6-3 6-2 6-4. Ed arrivò la data del 14 giugno 1976, giorno della finale. Panatta incontrò lo statunitense Harold Solomon che era la fotocopia di Dibbs con cui formava la coppia di doppio. Anche lui “pallettaro”, rapido e dotato di un potente dritto liftato ad uscire. Di taglia non certo alta con il suo m.1,68, Solomon nei minuti antecedenti il match venne avvicinato davanti lo specchio dello spogliatoio da Panatta che gli disse” Ma dai su, guardati bene! Come puoi pensare di battermi oggi?”. Il tennista romano, presentatosi in campo con un’elegante maglietta blu, vinse agevolmente i primi due set (6-1 6-4), subendo il ritmo dell’avversario da fondo campo nel terzo set perso per 6-4. Grande equilibrio nel quarto set arrivato al tie-break vinto da Adriano con un perentorio 7-2 sfruttando a meraviglia il suo servizio. Sotto il cielo di Parigi Panatta alzò la prestigiosa coppa osannato da oltre dodicimila spettatori presenti. È stata l’ultima volta che un tennista italiano si sia imposto al Roland Garros.

Gian Luca Cocola

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