La celiachia non può e non deve essere vissuta come una problematica tendente a portare la persona all’isolamento dal mondo
“Il Simposio”, ristorante nel cuore di Roma, all’ombra dell’imponente statua di Camillo Benso Conte di Cavour, dove chiunque, vegetariani, vegani e celiaci, possa trovare piatti di cui innamorarsi è stato il ristorante dove Fanny Cadeo ha cenato a prova di celiachia.
La missione della Cadeo è stata cenare senza doversi preoccupare della sua celiachia ma trovare un ristorante dove mangiare vegetariano, vegano e senza glutine è un’esperienza culinaria che meriterà la scarpetta, si proprio così, la scarpetta.
Fino a qualche anno fa in caso di celiachia conclamata, cenare fuori casa era praticamente impossibile; oggi fortunatamente sono molti i locali che assicurano piatti gluten free. Ma presentare un piatto privo di glutine non significa semplicemente “togliere” i residui di grano dalle portate, occorre rispettare tutta una serie di procedure in grado di assicurare ai celiaci, una pietanza completamente gluten-free. Il che significa seguire una procedura specifica.
Ecco perché, allora, uscire a pranzo o a cena fuori per molti diventa quasi un’impresa; l’obiettivo principale è cercare il locale che garantisca il rispetto delle norme e delle disposizioni sulla cucina celiaca.
Si sa che pranzare fuori casa, per i celiaci, è sempre un po’ complicato e stranamente difficile anche in una metropoli come Roma ma Fanny Cadeo, noto volto di Striscia la notizia, ha trovato al “Simposio” la possibilità di una cucina ricercata e di consumare un pasto in tranquillità pur dovendo mangiare cibi prettamente selezionati per celiaci.
Allora poniamo alcuni quesiti a Fanny Cadeo.
Fonte: Maria La Torre
È possibile secondo Lei, essendo affetta da celiachia, cenare al ristorante, senza stressarsi per trovare una cucina idonea alla sua patologia? Lei cosa consiglia di fare a chi ha deciso di andare a cena fuori?
Direi che intanto negli ultimi anni c’è stata una maggiore presa di coscienza e uno sviluppo più consapevole nella qualità e nella garanzia dei prodotti per celiaci, all’inizio della malattia, cominci subito con l’escludere il glutine e ad avere una maggiore sensibilità per la scelta del cibo e la scelta ancora più corretta ed attenta da fare sarebbe andare nei ristoranti certificati oppure avere garanzie assolute sulla possibile contaminazione in cucina, orami molti chef per soddisfare le sempre più numerose esigenze dei clienti intolleranti al glutine e al lattosio, usano farine di riso o piuttosto di grano saraceno per evitare inquinamenti e accontentare un po’ tutti (tra l’altro per le fritture e per alcuni tipi di dolci le farine di riso sono anche più indicate).
Quante volte secondo lei i celiaci rinunciano alla convivialità di un pranzo a causa di ristoranti poco attrezzati?
Ancora non c’è in molti ristoranti l’attenzione sul discorso “contaminazione” perché il celiaco non è obbligato solo a togliere l’ingrediente incriminato (cioè il glutine) nel piatto ma anche in tutto ciò che ruota intorno allo stesso …dal mio punto di vista sono sconsigliati i ristoranti o le trattorie con grande capienza (se non hanno cucine e certificazioni adatte) perché sicuramente è più difficile attuare un rigido controllo.
Ci racconta la sua storia?
I primi anni, quando ho scoperto il morbo, non sono stati facili perché in tournée ero la rompiscatole di turno e spesso nonostante le mie ripetute e a volte ossessive richieste spesso stavo male e praticamente ricominciavo da capo …ora ho imparato e ad estremi rimedi porto le mie barrette.
La malattia ha, quindi, anche dei risvolti sociali, perché spesso è impossibile partecipare a compleanni, cene di lavoro, cene con gli amici, a meno che non ci si “porti da casa” tutto il pasto completo.
Grazie a Fanny per averci raccontato il suo punto di vista sul coniugare la celiachia ed un buon pasto fuori casa.
Ma quali sono le regole che i ristornati devono rispettare per garantire la cucina ai celiaci? E quali sono le procedure che devono scattare quando in un ristorante entra una persona celiaca?
Quando si assicura una cucina celiaca, i ristoratori si prendono precise responsabilità che rispondono anche a disposizioni legislative in merito. L’Associazione Italiana Celiaci (Aic) ha disposto delle linee guida inviate poi agli Operatori Somministrazione Alimenti (Osa) per garantire un corretto controllo su tutte le fasi produttive dei pasti per celiaci, evitando anche le contaminazioni incrociate.
Non basta infatti acquistare prodotti gluten-free, perché durante la fase di preparazione o anche di trasporto e conservazione, potrebbero esserci delle contaminazioni.
Basta, infatti, utilizzare un cucchiaio usato per la cucina “normale” oppure una spolverata di grembiule o le mani sporche per annullare tutto e contaminare un piatto gluten-free.
Grazie anche alla testimonianza di Fanny Cadeo abbiamo, dunque, compreso che questo “disturbo” non va vissuto con angoscia o vergogna ma basta essere consapevoli di quelle che sono le linee guida da seguire quando si va a cena fuori. La celiachia non può e non deve essere vissuta come una problematica tendente a portare la persona all’isolamento dal mondo. Al contrario, maggiore è la diffusione delle notizie in merito, anche attraverso testimonianze dei diretti interessati, maggiore sarà la possibilità di vivere una vita sociale al pari di qualsiasi altra persona. Naturalmente, la strada è a doppio senso e così tanto il celiaco quanto il ristoratore debbono svolgere il proprio ruolo con maturità e consapevolezza dell’argomento.
Insomma, per dirla in due parole…Buon Appetito!
Antonella Tancredi