La non-reazione dei giornali all’indomani del delitto Matteotti

L’omicidio dell’Onorevole Matteotti è sicuramente uno degli avvenimenti che più si impone alla memoria dei cittadini italiani, visto che la vittima scontò l’unica colpa di aver contestato i risultati delle elezioni condizionate dalle violenze commesse dai fascisti al fine di vincere la tornata elettorale. “Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. […] nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà”.

Del suo discorso tenuto alla Camera dei Deputati non resta soltanto la summenzionata denuncia rivolta ai suoi colleghi presenti in Aula, ma, forse soprattutto, devono ricordarsi le parole che rivolse ai suoi compagni di partito al termine del discorso: “Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”. Aveva ragione lui. Matteotti fu rapito e assassinato in un contesto politico di cui lo stesso Mussolini si assunse pubblicamente la “responsabilità politica, morale e storica”.

Fonte: Geopop

Oggi, però, siamo qui per ricordare il clima di complicità della stampa che relegò in settima pagina la notizia della sentenza del processo che condannò gli esecutori materiali a pene lievissime, che beneficiarono, a distanza di qualche mese, persino di un’amnistia.

Il 25 marzo 1926 la memoria dell’Onorevole Matteotti fu calpestata di nuovo. Questo fatto ci ricorda ancora una volta che la connivenza della stampa si è da sempre resa necessaria all’occultamento o alla messa in ombra di notizie capaci di suscitare reazioni veementi nell’opinione pubblica e ci aiuta a far capire per quale motivo ancora oggi in sistemi largamente autocratici come quello russo e quello cinese, tanto per citare i casi dei due paesi maggiori, il controllo dell’informazione è al vertice delle preoccupazioni dei sistemi di potere che governano in quei paesi.

Alberto Fioretti

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