Analizziamo la parabola politica di Matteo Renzi nell’ultimo periodo
Matteo Renzi, in questi ultimi mesi, ha dato ampia prova di essere un campione del trasformismo nostrano. Questo fenomeno attanaglia da sempre le vicende di politica interna italiana, tanto da affondare le sue radici nell’ultima decade dell’Ottocento.
L’età giolittiana, ed in parte quella crispina, ha portato a galla tendenze votate al clientelismo, mascherate da una spiccata aura riformista. Alcuni renziani stessi hanno persino abbandonato il partito, andando ad ingrossare le fila del gruppo misto.
Il partito fondato nel 2019 dall’ex dem è, oggi più che mai, posizionato al centro. Il suo baricentro sembra però essere orientato a destra, prestando infatti spesso il fianco a quelle forze sovraniste contro le quali, almeno di facciata, lo stesso leader toscano si è da sempre scagliato. Il famigerato Reddito di Cittadinanza è il bersaglio preferito del segretario di Italia Viva. Alla misura di previdenza sociale Renzi ha riservato esternazioni tutt’altro che lusinghiere, accostandosi di fatto alla linea delle destre.
Non è un mistero che Fratelli d’Italia e Lega abbiano aspramente criticato il sussidio, a loro avviso troppo puramente assistenziale e sottoposto a controlli blandi. Al nome Renzi, dunque, è facile associare voltafaccia e magheggi a tutto campo.
L’ultimo, in questo senso, consiste nell’avvicinamento del partito renziano a Coraggio Italia, realtà con a capo il presidente della Liguria Toti, il cui corteggiamento è avvenuto in chiave anti-sovranista. Questa qualifica auto attribuita suona come un ossimoro soprattutto se accostato alla figura di Renzi, da sempre grande populista della scena italiana. Connubi di questo tipo non suonano nuovi alle orecchie degli elettori italiani, abituati infatti ad assistere a collisioni ben più insolite, vedasi le forze a supporto del governo Conte I.
Matteo Renzi rimane uno degli esponenti meno affidabili dell’attuale panorama politico e, a tal proposito, sarà interessante osservare la sua prossima mossa nell’ambito di un’eventuale elezione del Presidente della Repubblica in caso di dimissioni anticipate di Sergio Mattarella.
Alberto Fioretti