Seguitiamo a mantenere un welfare nell’interesse del nostro modo di essere sociali ed inclusivi, allo scopo di rimanere liberi insieme ai nostri odiatori

Manifestazioni, manifestazioni ovunque, anche non autorizzate. È la guerra che lo chiede, sono i bambini palestinesi che ci scaldano l’anima. E messa così sembra del tutto corretto.  L’analisi però è un pochino più profonda e non ci porta verso un gratuito sentimento umanitario.

Con questo non si vuole significare che tra i Pro Pal non ci siano persone disgustate dalla guerra, dal sangue innocente che scorre e che magari accetterebbero anche soluzioni diplomatiche al ribasso pur di mettere fine allo scempio, ma certo non sono loro ad emergere nell’immagine delle manifestazioni di piazza.

Fonte: Repubblica Roma

I bambini palestinesi che, sia chiaro, fanno pietà a tutti non sono diversi da quelli ucraini dei quali non sembra importare nulla a nessuno. Ma qual è la differenza? A me sembra facilmente interpretabile. Quelli che manifestano più o meno violentemente sono uniti da un unico filo rosso: l’odio profondo per l’occidente. Sono gli stessi del Vietnam, gli stessi che, sentendosi democratici, riescono ad impedire al Papa di parlare all’Università, ad un Ministro di esprimere le proprie opinioni al Salone del Libro, che ancora oggi si riuniscono nelle aule degli atenei per inneggiare alle BR.

E quindi sperano di togliere la possibilità agli occidentali ucraini di difendersi togliendo loro le forniture di armi. Sperano che popoli che odiano ed opprimono le donne ed ogni genere di libertà cancellino Israele, unica democrazia occidentale nel Medio Oriente, dalle mappe geografiche e così via.

Ma cosa c’è dietro questa violenza intellettuale? la politica? Sono di sinistra? Sono pacifisti? Voglio solo sottolineare che per me quelli che tirano pietre ai poliziotti e che urlano “Palestina libera dal fiume al mare” sono diversamente violenti, ma violenti entrambe. No, l’odio per l’occidente deriva dal fatto che la forma capitalista della nostra economia costringe all’impegno e ad una sana competizione. E questo per alcuni è assolutamente insopportabile. La meritocrazia una cosa da aborrire con disprezzo.

Fonte: Quotidiano Nazionale

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

Non importa che questi competitor siano gravati da un fisco feroce per costruire un welfare che non solo non ci possiamo e non ci siamo mai potuti permettere, ma che ci ha fatto indebitare oltremodo rendendoci deboli e forse portandoci al declino. E che questo welfare è costruito a vantaggio di tutti quelli che in occidente non vogliono o non possono competere. No, questi signori vogliono un mondo dove non si compete, dove neanche gli altri debbono competere. Altrimenti sarebbe impensabile che per loro l’occidente, che fuori di ogni ipocrisia li mantiene, ha sempre torto e tutti i suoi avversari sempre ragione.

Così le attività universitarie (migliaia di persone che intendono studiare) sono bloccate da qualche decina di persone che protestano facendo altro; i poliziotti picchiati nel silenzio generale e le città troppo spesso bloccate. Sopportiamo anche questo, ma non molliamo e seguitiamo a competere. Seguitiamo a mantenere un welfare nell’interesse del nostro modo di essere sociali ed inclusivi, allo scopo di rimanere liberi insieme ai nostri odiatori.

Ferruccio Zappacosta

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