Stanno riprendendo quota le teorie sulla possibile fuga del virus dal laboratorio di Wuhan
A lungo screditate come fantascienza o complottismo di marchio trumpiano, le teorie che vedono la pandemia di Covid come il risultato di una fuga dal laboratorio di Wuhan stanno riprendendo quota negli ultimi mesi. Una serie di leak e inchieste giornalistiche ha messo in evidenza numerosi e a volte sconcertanti dettagli riguardanti le origini della pandemia.
Secondo varie fonti, il laboratorio di Wuhan studiava il Sars-CoV-2 tramite cosiddetti esperimenti “Gain-of-Function”. Tali pratiche mirano ad alterare artificialmente il genoma, ed eventualmente aumentarne la contagiosità, al fine di prevedere le possibili mutazioni.
Pare anche che alcuni ricercatori del laboratorio mostrassero sintomi compatibili col Covid già nell’autunno 2019. Per la prima volta, l’establishment statunitense sembra mettere in dubbio la tesi di un’origine naturale, trattata finora da vera e propria ortodossia. Biden ha ordinato ai servizi segreti di stilare un rapporto sulla questione, e persino il celebre immunologo Anthony Fauci ha riconosciuto la possibilità, per quanto remota a suo avviso, di una fuga dal laboratorio.
Se tale scenario può sembrare azzardato, basti pensare che l’alternativa, ovvero un salto di specie dal pipistrello all’uomo, resta ugualmente vaga e indeterminata.
Resta, invece, il fatto, altamente sospetto, che il primo focolaio di Covid sia stato scoperto nei pressi di un laboratorio i cui esperimenti e metodi restano ancora poco chiari. Difficilmente si avranno prove conclusive a favore di una delle due ipotesi: risalire al paziente zero di un virus che ha contagiato centinaia di milioni di persone è una sfida impossibile. Molto probabilmente, le circostanze attorno alla nascita del Covid rimarranno avvolte dal mistero.
Alberto Fioretti