Perché sacralizzare la Carta costituzionale?

Quante volte abbiamo sentito dire frasi come “eh, ma lo dice la Costituzione?” o, anche con una certa arroganza, “è detto nella Costituzione, quindi, è così e basta”? Chi sta scrivendo lo ha sentito molte volte. D’altronde non è propriamente colpa di chi si esprime in tali formulazioni, quanto di una serie di concetti benevoli trasmessi riguardo la nostra Carta Costituente.

Si divinizza, quasi, un corpo normativo. Se ciò trova dei fondamenti in quelli che sono tratti poco discutibili come l’art. 139 Cost., in altri precetti, d’altro canto, si cade in un’eccessiva interpretazione letterale della norma.

Fonte: Lavoce.info

Fa da scuola il caso dell’art. 3. Tale dettato normativo, infatti, recita succintamente: “Tutti i cittadini sono […] uguali davanti alla legge”. Per lungo periodo, dunque, si è discusso sui soggetti di riferimento di tale enunciazione, se solo i “cittadini” o altre categorie non citate. La Corte costituzionale, a tal proposito, è intervenuta ripetutamente, dapprima con la sent. n.15/1960, condannando le disparità di trattamento tra cittadini in eguali situazioni e, successivamente, con la sent. n.104/1969, volta a stabilire che il principio di uguaglianza operi anche nei confronti dello straniero “allorché si tratti di diritti inviolabili dell’uomo in conformità del diritto internazionale”. È allora la costituzione che pone in essere previsioni errate? No, poiché per comprendere la Costituzione non basta analizzarla letteralmente, ma occorre ritrovare il vero significato spaziando e confrontando l’articolo in esame con gli altri del titolo di riferimento.

L’affidarsi semplicisticamente alla Carta costituzionale come a un totem o come a un oracolo sconta due problemi principale, in primo luogo, come si è detto, il fatto che la previsione costituzionale spesso risulta tutt’altro che scontata e manifesta nella sua applicazione e in secondo luogo che il sacralizzarla impedisce un ragionamento franco e privo di preconcetti sulla necessità di cambiare o adattare la norma al sopravvenire di mutate esigenze sociopolitiche.

Alberto Fioretti

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