Secondo i dati diffusi dal movimento “Siamo ai titoli di coda”, il 75% dei lavoratori del settore è oggi disoccupato
L’industria cinematografica italiana è in ginocchio. A due anni dal blocco del Tax Credit, il settore si trova in una crisi senza precedenti. I numeri parlano chiaro: l’80% delle maestranze del cinema è oggi senza lavoro, come conferma il movimento “Siamo ai titoli di coda” nella sua dettagliata indagine statistica del 2025. Le politiche adottate prima dal Ministro Gennaro Sangiuliano e successivamente dal Ministro Alessandro Giuli, con il costante appoggio del Sottosegretario Lucia Borgonzoni, hanno condannato il cinema indipendente a una lenta agonia, favorendo unicamente le grandi major.
La beffa del Tax Credit: una misura tradita. Il Tax Credit per l’attrazione di investimenti cinematografici e audiovisivi in Italia era nato con l’intento di sostenere le produzioni indipendenti, stimolare l’occupazione e preservare la diversità culturale. Tuttavia, l’attuale governo ha completamente stravolto la misura, rendendola un sostegno quasi esclusivo per le grandi produzioni internazionali, lasciando al palo i piccoli e medi produttori italiani.
Secondo i dati diffusi dal movimento “Siamo ai titoli di coda”, il 75% dei lavoratori del settore è oggi disoccupato e, tra coloro che lavorano, il 64,7% non ha alcuna prospettiva di impiego futuro una volta terminati i progetti attuali. A fronte di un comparto che si sta svuotando, il governo si trincera dietro slogan vuoti e iniziative inefficaci.

Fonte: Comitato “Siamo ai titoli di coda”
Il 2024 è stato l’anno del tracollo. I numeri forniti dall’indagine statistica del 2025 evidenziano in modo impietoso il crollo del settore cinematografico italiano. Le giornate lavorate sono diminuite drasticamente: nel 2022 il 45,5% dei lavoratori riusciva a superare le 120 giornate lavorative annuali, mentre nel 2024 questa percentuale è scesa al 22,8%. In parallelo, chi lavora meno di 30 giorni all’anno è passato dal 14% nel 2022 al 24,5% nel 2024.

Fonte: Comitato “Siamo ai titoli di coda”
La sfiducia nel settore ha raggiunto livelli allarmanti: il 99,1% dei lavoratori si dichiara preoccupato per il proprio futuro, mentre il 50% sta seriamente valutando di abbandonare il settore. Il governo, invece di intervenire con misure concrete, continua a ignorare il problema.
Sotto la guida di Gennaro Sangiuliano, il Ministero della Cultura ha avviato una riforma che ha finito per avvantaggiare le grandi produzioni internazionali a scapito delle realtà indipendenti. Con il passaggio del testimone ad Alessandro Giuli, la situazione non è migliorata: il nuovo Ministro ha confermato le scelte scellerate del suo predecessore, senza introdurre alcuna misura di emergenza per il comparto in crisi.
Anche il Sottosegretario Lucia Borgonzoni, teoricamente delegata al settore cinematografico, si è rivelata completamente assente. Mentre le maestranze si trovano senza lavoro, il governo preferisce occuparsi di operazioni di facciata, evitando di affrontare la realtà con decisioni concrete.
Un errore fatale quello di estendere il Tax Credit alle serie televisive. Come se non bastasse il disastro causato dal governo, ora si vuole estendere il Tax Credit anche alle produzioni televisive destinate alle grandi piattaforme di streaming come Netflix e Amazon. Un’operazione insensata che, invece di salvare il cinema, lo affosserà definitivamente. Il celebre attore e regista John Turturro ha lanciato un monito chiaro: le produzioni televisive stanno uccidendo il cinema. E il governo italiano sembra intenzionato a dare il colpo di grazia.
Sostenere economicamente le serie e le miniserie per le piattaforme significa drenare ulteriormente le risorse che dovrebbero essere destinate al cinema indipendente, già moribondo. Le grandi major del settore streaming non hanno bisogno di incentivi statali, mentre il cinema d’autore e le produzioni locali vengono lasciate a morire di fame.
Si tratta di una politica miope e suicida che dimostra ancora una volta come l’attuale esecutivo non abbia la minima visione d’insieme. Il cinema è un patrimonio culturale da difendere, non un mercato da svendere alle multinazionali dell’intrattenimento.
L’industria cinematografica italiana ha bisogno di interventi urgenti. Occorre ripristinare un Tax Credit che favorisca le produzioni indipendenti, garantire un accesso equo alle risorse e tutelare le migliaia di professionisti che rendono possibile la realizzazione di film e serie TV. Continuare sulla strada attuale significa decretare la morte del cinema italiano.

Fonte: Web
Se il governo non interverrà con misure immediate e concrete, il 2025 rischia di essere l’anno della definitiva scomparsa dell’industria cinematografica nazionale. Il tempo delle promesse è finito: servono azioni reali prima che sia troppo tardi.
Alessandro Tartaglia Polcini