Cosa pensare del proseguire dopo decenni della tragica faccenda irlandese?
Qualche tempo fa l’Irlanda del Nord è stata percorsa da violente proteste che avevano richiamato alle nostre menti i Troubles irlandesi. Le insurrezioni degli ultimi tempi vedono opporsi le stesse parti che hanno alimentato più di 30 anni di conflitti nello scorso secolo: i cattolici e i protestanti. Oltre alla diversa fede religiosa, le due fazioni hanno delle diverse opinioni politiche: la percentuale dei cattolici rimasti nell’Irlanda del Nord ha tendenze “indipendentiste”, cioè, vuole separarsi dal Regno Unito e tornare a far parte dell’Irlanda, i protestanti invece sono legati alla corona e vogliono restare nell’UK (c.d. “unionisti”).
La miccia era stata riaccesa un paio di anni fa dallo stesso Boris Johnson e dalle dinamiche alquanto intricate createsi con la Brexit e l’accordo stilato dal Premier britannico per uscire definitivamente dall’UE, entrato in vigore a gennaio 2020: infatti, i cittadini dell’Irlanda del Nord, insieme a quelli della Scozia, avevano votato contro la Brexit e questo ha ampliato ancor più il divario ideologico tra Belfast e Londra.
Fonte: IARI
Nella pratica, inoltre, l’Irlanda del Nord fa parte ancora dell’UE, non essendo effettivamente possibile separare le due parti dell’Irlanda (se non con un muro). Iniziate il 2 aprile (il Venerdì Santo, proprio come l’accordo stipulato per terminare la guerra irlandese del secolo scorso), le proteste violente avevano dilagato in Irlanda e i politici di tutti gli schieramenti la avevano condannata: da Johnson, a Biden alla stessa Arlene Foster, allora Primo Ministro dell’Irlanda del Nord.
Tutti avevano espresso il loro desiderio di arrivare a una pacificazione e avevano tentato di buttare acqua sul fuoco. Non sembra tuttavia che questi conflitti all’interno dell’Irlanda del Nord, e più in generale dell’intera Irlanda, accennino a placarsi né tantomeno ad andare verso una soluzione definitiva.
Non sembra, infine, che le divergenze di idee tra unionisti e indipendentisti si tradurranno in nette decisioni politiche con le due parti capaci di convergere verso un punto di caduta comune.
Alberto Fioretti