A che punto stiamo messi con le scadenze del Piano di Ripresa e Resilienza?
“Spero che l’instabilità̀ politica non metta a repentaglio il vostro piano. Siete il maggior beneficiario dei fondi europei”. Così ha esordito il vicepresidente della Commissione europea l’altro ieri al termine dell’Ecofin.
Già̀ da tempo si parla di come la politica italiana intenda confrontarsi con la questione “Recovery fund” e proprio lunedì̀, il nostro ex primo ministro Gentiloni, commissario UE all’economia, ha espresso preoccupazione a tal riguardo affermando che il nostro piano va sicuramente rafforzato.
Ai preesistenti timori dell’Unione europea, in merito alle tempistiche e alla qualità̀ della soluzione italiana sono seguiti i soliti problemi organizzativi, i quali ne ha ulteriormente rallentato la stesura. Basti pensare che undici paesi dell’eurozona avevano già̀ inviato informalmente il loro piano mentre noi eravamo stati fra gli ultimi a farlo.
Fonte: Logos PA Fondazione
Oltre alla crisi e alle conseguenti discussioni parlamentari che avevano, di fatto, rallentato i lavori, la preoccupazione era dovuta anche alla maggioranza che risultava dalle votazioni, una maggioranza che qualche dubbio lo fa venire.
Su questo “nuovo” governo grava l’onere di portare a compimento tutti i lavori sul Recovery fund, che in molti loro elementi essenziali sembrano decisamente in ritardo. Gli annunci trionfalistici della Meloni nelle settimane successive al suo insediamento non hanno trovato grandi riscontri fattuali, tanto che da più parti si sono sollevate perplessità e preoccupazioni.
Le incombenze più preoccupanti, infatti, sono quelle relative alle riforme strutturali collegate al piano di investimenti, ovvero una burocrazia funzionale al compimento delle opere da finanziare e la capacità reale di rilanciare l’economia.
Il rischio è quello di non rispettare, a causa della nostra instabilità̀ politica, il programma che l’Italia come ogni stato, si è autoimposto secondo le regole del PNRR e quindi di perdere quei tanto importanti e fondamentali aiuti.
Alberto Fioretti