Andare controcorrente è una mia caratteristica e non cambierò certo rotta davanti ad un festival che, oramai, di “Canzone” ha solamente il nome
Ci risiamo! Anche quest’anno il Festival di Sanremo ha fatto parlare di sé, richiamando l’attenzione di opinionisti, giornalisti, discografici fino ad arrivare all’uomo della strada. Non ho espresso alcun parere prima e durante la kermesse, perché sono abituato ad attendere che un evento finisca per poi dare il mio personalissimo giudizio a riguardo.
Andare controcorrente è una mia caratteristica e non cambierò certo rotta davanti ad un festival che, oramai, di “Canzone” ha solamente il nome. Partiamo dalla fine e cioè dai tre finalisti: Mahmood e Blanco, Elisa e Gianni Morandi.
Erano giorni che si parlava del duo Mahmood e Blanco come coppia vincitrice di questa settantaduesima edizione e così è stato. Il loro pezzo “Brividi” ha portato i ragazzi a ricevere la statuetta dorata del “Leone con la Palma” (la seconda per Mahmood che ne vinse già una nella 69^ edizione). Sinceramente parlando, al di là della tecnica legata soprattutto alle armonizzazioni, ascoltare questo brano mi ha fatto pensare ad un viaggio in Terra Santa e Giordania svoltosi nel “lontano” 2015. Ricordo che proprio in Giordania, la sveglia mattutina era scandita dalla voce del muezzin che salmodiava da un minareto poco distante l’albergo, il “richiamo” volto a ricordare l’obbligo di effettuare validamente la preghiera islamica. Del resto, le radici di Mahmood sono egiziane e questo emerge ogni qual volta il giovane impugna il microfono (ricordiamo il brano “Soldi” in cui testo e sonorità riconducono a quelle atmosfere tanto arabeggianti quanto lagnose).
Elisa, una delle pochissime Voci veramente valide e che, secondo il mio punto di vista, avrebbe meritato il gradino più alto del Festival Sanremese con la sua “O forse sei tu”. Delicata e dotata di una tecnica raffinata che pochi cantanti possono dire di possedere.
Gianni Morandi. Beh, il cantante di Monghidoro che ha vinto la serata delle Cover con Jovanotti, interpretando un medley di successi propri e dello stesso Lorenzo “Jovanotti” Cherubini (autore del pezzo in gara “Apri tutte le porte”), oltre ad un terzo posto torna a casa con il Premio Lucio Dalla, assegnatogli durante la serata finale.
E proprio partendo da Gianni Morandi, vorrei porre l’accento sull’opportunità o meno di partecipare come concorrenti all’evento sanremese che, per dirla tutta, ogni anno che passa scende sempre più in basso in termini di stile e signorilità. Morandi, Ranieri (8° classificato e vincitore del Premio della Critica “Mia Martini” per la sua “Lettera di là dal mare”) e la signora Zanicchi (ottantaduenne e 18^ classificata con il brano “Voglio amarti”) sarebbero stati molto più credibili nella veste di Ospiti d’onore. La Storia parla per loro ed ormai non hanno più bisogno di sottoporsi ad una classifica come poteva esser logico diversi anni fa. Credo che certe posizioni facciano male ad una lunga ed onorata carriera artistica (penso soprattutto alla signora Zanicchi che arrivò ultima al Festival di Sanremo 2003, eliminata a quello del 2009 e diciottesima su 25 partecipanti a quest’ultimo). Che senso ha tutto questo?
Passiamo ora a coloro che hanno affiancato Amadeus in questa edizione 2022. Scegliere i propri partner per ogni serata della manifestazione richiede un’analisi attenta e che non porti a concepire il Festival per ciò che non è. Lungi da me insegnare al signor Amadeus il mestiere ma poiché il suo compenso (che secondo indiscrezioni sarebbe oscillato tra i 500 ed i 600 mila euro) è pagato con i soldi dei contribuenti, mi permetto di ricordare che il Teatro Ariston ospita il Festival della Canzone Italiana e non un comizio politico. Ciò a cui abbiamo assistito, purtroppo, è stato proprio questo.
Ha iniziato Lorena Cesarini, che ha affiancato il conduttore nella seconda serata (la prima aveva visto la presenza della signora Ornella Muti, ormai ex icona sexy e con una voce provata dagli anni); la signora Cesarini, (alla quale suggerirei di denunciare le persone che le hanno “pettinato” i capelli e l’hanno vestita in quel modo, svilendo la sua bellezza) si è lanciata in un monologo contro il razzismo che nulla aveva a che vedere col tema della serata, ossia la Musica. “Vittima” di alcuni imbecilli che navigano sul web e che avevano lanciato insulti sul colore della pelle, ha pensato bene di attaccare un “bottone” allucinante su un argomento trito e ritrito legato alla carnagione scura. Francamente, la domanda sorge spontanea: se la signora Cesarini non fosse salita sul palco dell’Ariston con un cachet di tutto rispetto, avrebbe comunque speso tempo e risorse per far sentire il proprio sdegno verso tali insulti? Si sarebbe comunque attivata per trovare un canale che facesse sentire la sua indignazione? Lecite domande che forse non troveranno mai risposta. Di una cosa sono certo: le sue scarse capacità nel gestire una serata come quella sanremese sono emerse in toto e questo, certamente, è stato il vero flop della signora in questione.
Non posso (e non voglio) risparmiare freccette al signor Gianluca Gori che, nella terza serata canora, si è presentato indossando i panni del suo personaggio femminile Drusilla Foer. L’attore cinquantaquattrenne mi ha fatto tornare alla mente un personaggio della “Carica dei 101”, una delle storie più belle animate dalla Disney, ossia Crudelia Demon. Il suo rappresentare la donna in maniera molto antipatica e altezzosa non ha suscitato alcun risentimento da parte delle donne, specialmente le femministe ma si sa, il silenzio è d’oro in certe circostanze. Gori, come la signora Cesarini, si è lanciato in un monologo che però, stavolta vedeva l’omosessualità come tematica principale.
Anche in questo caso, un tema affrontato talmente tante volte da essere così pesante che forse per questo, è stato mandato in onda all’una e trenta di notte.
Il giorno in cui questa gente che parla tanto di uguaglianza, capirà veramente che il colore della pelle e l’orientamento sessuale sono aspetti che non possono essere messi in mezzo ad ogni piè sospinto per ricoprire sempre il ruolo di vittime, allora potremo parlare di un vero passo in avanti.
Le mie “critiche”, ci tengo a sottolinearlo, esulano proprio da questi fattori. Non giudico certo la signora Cesarini o il signor Gori per elementi che riguardano solo ed unicamente le loro persone, anche perché il mio interesse nei confronti del colore della carne o dei gusti sessuali è decisamente sotto lo zero. Mi permetto solo di dare un suggerimento all’attore: prenda esempio da due suoi colleghi, Maurizio Ferrini e Leo Gullotta i quali, mostrandosi in abiti femminili (la Signora Coriandoli e la Signora Leonida) si sono sempre cimentati nell’ambito della satira senza mai pesantezze di sorta.
Un plauso voglio rivolgerlo alla bella e simpatica attrice Maria Chiara Giannetta che, assieme al grande Maurizio Lastrico, ha saputo mettere in scena una gag geniale con i titoli e le frasi di Canzoni gloriose del passato ma anche dell’oggi.
E poi lei, Sabrina Ferilli, intervenuta nella serata finale (dopo 25 anni dall’ultima apparizione all’Ariston) con un fisico sempre molto attraente ma con degli zigomi che sono apparsi eccessivamente marcati. D’altronde, è proprio questa caratteristica, unita al suo spiccato accento romano ad aver ispirato molte imitatrici ad indossare le vesti dell’attrice natia di Fiano Romano.
Insomma, alla fine dei giochi, posso dire che tra canzoni molto poco (o per nulla) orecchiabili, comportamenti e look irrispettosi per un Festival che ha 72 anni di vita, il mio pollice non può che puntare all’ingiù anche se tale giudizio farà inorridire i benpensanti o chi ha deciso di uniformarsi ad una linea di pensiero che obbliga ad applaudire sempre ed in qualsiasi circostanza senza mai avere un po’ di sano senso critico. Del resto, fare il giornalista significa anche esporsi a contestazioni mantenendo però la dignità che ti rende ancora capace di usare la testa senza ricorrere a quella degli altri.
A conclusione di questo articolo, care lettrici e cari lettori, fatemi fare un complimento a tutti i Professori d’Orchestra che con grande maestria hanno accompagnato Cantanti e presunti tali, ai tecnici Rai che hanno certamente saputo svolgere i propri compiti con altrettanta professionalità ed ai ragazzi del gruppo “Le Vibrazioni” che, a differenza del signor Amadeus, hanno voluto rendere omaggio ad un Grande della Musica Italiana, Stefano D’Orazio, prematuramente scomparso nel 2020, apponendo sulla grancassa della Batteria il volto stilizzato dell’Artista.
Stefano Boeris