Se il mondo è in continuo movimento, perché l’architettura dovrebbe rimanere stabile?
Se il mondo è in continuo movimento, perché l’architettura dovrebbe rimanere stabile?
È da questo interrogativo che nasce la mostra al MAXXI di Roma, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo.
L’esposizione Architettura instabile è a cura dello studio Diller Scofidio + Renfro di New York, uno degli studi di progettazione più importanti e famosi al mondo. Inaugurata lo scorso 25 ottobre, rimarrà visibile fino al 16 marzo 2025.
Il movimento è il protagonista. L’architettura non è più statica, lenta e pesante come negli anni passati, ma si è liberata dall’immobilismo e dalla rigidità. E per farlo è passata attraverso quattro principi: la mobilità, l’adattabilità, l’operatività e l’ecodinamismo.
La mobilità permette agli edifici di essere trasferiti da un luogo ad un altro, per necessità, per evitare una demolizione, per volontà di cambiamento, per scelta personale. Trasportati via terra, via mare, galleggiando o su ruote, consentono il cambiamento e la libertà di movimento. L’adattabilità permette agli edifici di essere riadattati a nuove esigenze, riconfigurati attraverso un mutamento di forma, seguendo i cambiamenti tecnologici più avanzati e rinnovandosi nell’utilizzo e nell’efficienza. L’operatività, cioè la possibilità di essere azionabili, permette agli edifici di funzionare come macchine predisposte per l’utilizzo dei loro abitanti. L’ecodinamismo, infine, integra le nuove tecnologie per creare e mantenere un dialogo costante tra l’edificio e l’ambiente che lo circonda, attraverso la gestione del calore, del vento o dei raggi solari.
Gli edifici cambiano configurazione, si compongono di elementi mobili, ruotano, si gonfiano e si sgonfiano, insomma si modificano.
La Prigione rotante
Uno dei modelli in esposizione è la Prigione rotante di Montgomery County, di William Brown.
Costruita nel 1882, è stata la prima prigione rotante che garantiva la sicurezza della custodia dei detenuti impiegando una sola guardia carceraria, posizionata in un nucleo centrale. Il blocco rotante era suddiviso in celle che ruotavano intorno ad un asse e tutto il meccanismo poteva essere azionato e manovrato da un solo guardiano. Ne furono costruite altre dieci su questo prototipo, che fu in seguito abbandonato, rendendolo una struttura stabile e fissa, a causa dei malfunzionamenti che avevano recato danni fisici ai detenuti durante i movimenti dei meccanismi di rotazione. La prigione rimase attiva fino al 1973, come un normale edificio carcerario.
Prigione rotante di Montgomery County – Fonte: Laura Spadella
Instant City
Il modello di dirigibile Zeppelin, del 1969, è l’emblema dello spirito di libertà e cambiamento, di mobilità contro la staticità delle architetture tradizionali. Creato dal gruppo di avanguardia Archigram nel 1970, il dirigibile era stato concepito per cambiare e migliorare la vita delle persone per mezzo di installazioni multimediali, impianti educativi e spazi culturali mobili a bordo. Una struttura talmente agile da attraversare il cielo con un equipaggiamento tecnologico che potesse portare cultura e cambiamento a molti e far viaggiare l’architettura da un territorio all’altro.
Instant City, riproduzione in scala – Fonte: Laura Spadella
Cloud I
Un altro progetto interessante, ma mai realizzato, è The Cloud. Concepito nell’ambito della ricerca “Forme di abitazioni del futuro”, era stato ideato a Vienna per essere poi inaugurato in Germania. La struttura mobile era stata progettata per essere installata rapidamente grazie ad una piattaforma montata su un camion, da cui poteva essere gonfiato l’involucro pneumatico sferico di cui si componeva, per poi sollevarsi di quindici metri e accogliere i visitatori, che avrebbero vissuto un’esperienza sensoriale all’interno, inviando i loro battiti cardiaci nello spazio, tradotti in segnali ottici e acustici. L’obiettivo degli architetti era quello di creare spazi mobili e mutevoli che consentissero l’immersione nella bolla e allo stesso tempo l’inserimento armonioso nel contesto delle città dove veniva installato.
The Cloud, Coop Himmelblau, Vienna 1968 – Fonte: Laura Spadella
Sono solo alcuni esempi delle opere esposte in questo percorso, che analizza il tema del movimento in architettura in pieno contrasto con la firmitas della costruzione, uno dei principi fondamentali di Vitruvio, proponendo il movimento, la trasformazione, l’adattamento, in risposta ai bisogni di una società moderna e avanzata, ad un mondo continuamente modificato da cambiamenti climatici, sconvolgimenti politici, emergenze sanitarie, fluttuazioni economiche, guerre.
Ventisei progetti di diversi autori uniti dallo studio e dalla riflessione sull’architettura instabile attraverso percorsi articolati, cambi di prospettive, dinamismo, energia.
Laura Spadella