Il nuovo libro di Maurizio de Giovanni
Sono bastate poche ore dall’uscita ufficiale perché il nuovo libro di Maurizio de Giovanni arrivasse al primo posto in classifica. Segno questo di grande apprezzamento ma soprattutto di grande fiducia nelle capacità narrative dell’autore e del legame che è riuscito a creare con i suoi lettori. Eppure, questo libro è stato annunciato come assolutamente diverso dagli altri, non essendo infatti né un noir come per le fortunate serie del Commissario Ricciardi, I Bastardi di Pizzofalcone e Sara, né imperniato sulle indagini sociali di Mina Settembre. Un libro centrato sull’amore, un viraggio narrativo completo, rispetto a quanto de Giovanni ci ha abituato con i suoi romanzi, “un libro senza neanche un omicidio, o un morto ammazzato”come anche scherzosamente dichiarato dall’autore.
Non c’è dubbio che questo nuovo romanzo consente di esplorare un de Giovanni diverso, per argomento, per linguaggio, anzi per linguaggi, per ritmo narrativo, per contesto. Insomma, quasi una prova d’autore per trattare un argomento come l’amore, da sempre terra di conquista degli scrittori e finora visto da de Giovanni come possibile movente per omicidi o delitti possibili. Un bel cambio di registro che necessitava, per non cadere nella banalità di un tema scontato, di alcuni cambi narrativi strutturali.

Fonte: Corriere dell’Irpinia
Il libro racconta di tre amori e di tre protagonisti diversi in tre epoche diverse: il primo un poeta latino, caduto nel vortice dell’amore e della passione per una donna più grande di lui e scritto tutto in soggettiva; il secondo un professore d’Università che trova un amore inaspettato, improvviso ma contrastato, collocabile in un tempo di trenta/quaranta anni fa che utilizza il classico narratore esterno; il terzo il Vecchio, mai definito con un nome, ma sempre con la V maiuscola che tenta di racchiudere in quella semplice nota ortografica, la sua storia, i suoi ricordi, le sue abitudini, in una parola il rispetto per una persona con la sua dignità, che vive nel tempo presente e che, visto dagli occhi di Oxana, la badante moldava che lo assiste, consente a quest’ultima di cogliere storie e sfumature di varia umanità con i contrasti tipici di questo tempo attuale.
Grande protagonista al di là dei personaggi, quindi è l’amore nelle sue varie declinazioni che per essere comprese necessitano sempre di un aggettivo affianco: passionale, desiderato, coinvolgente, sconvolgente, inatteso, impetuoso, sorprendente, contrastato, finito, esasperante, ossessivo ecc. ecc. Dato per acquisito il valore narrativo di questo libro a mio parere esiste un punto dove il testo trova la sua migliore e originale dimensione espressiva.

Fonte: IBS
A pag. 131, appena dopo una rivisitazione dell’incontro del professore universitario con una studentessa, Maurizio de Giovanni isola nel racconto una parola piccolissima di due lettere: Ma. È un ‘ma’ apparentemente solo discorsivo, una piccola pausa del decorso narrativo, un momento di silenzio per riflettere. Invece quel ‘ma’ sintetizza il percorso di tutte le nostre vite: l’amore è bello ma; il lavoro è bello ma, la famiglia è bella ma; l’amicizia è bella ma; e così via con innumerevoli altri possibili esempi. Il ‘ma’, segna con forza la scissione, il conflitto, lo spartiacque netto tra un prima e un dopo, tra una gioia e una sofferenza, tra una speranza e una delusione, tra una scelta obbligata e una magari desiderata. Dobbiamo abituarci alla nostra vita immaginandola come un percorso, con degli orizzonti necessari e possibili, e con anche dei ma disseminati e inattesi, cui bisogna far fronte e che non potranno essere sempre evitati, ma (appunto ancora un ma!) andranno sempre affrontati nella consapevolezza di una loro inevitabile esistenza. Come nell’amore appunto.
Giuseppe Fabiano