Siamo ottimisti? Dobbiamo esserlo e credere in un futuro in cui ognuno di noi si prenda l’impegno di modificare qualcosa in meglio
Chissà perché i mesi che separano la fine dell’estate dalle feste natalizie sembrano sempre più veloci di altri periodi dell’anno. Il tempo è come se si accorciasse. Tutto molto intenso, pieno magari di entusiasmi ritrovati e di progetti nuovi ma non fai in tempo a concretizzare qualcosa che già arriva Natale e come ben sappiamo dal 15 dicembre a dopo l’Epifania è complicato fissare riunioni o incontri a meno che non siano per scambiarsi gli auguri.
Bisogna quindi accelerare il più possibile la conquista di un obiettivo perseguito per non arrivare “lunghi” e dover ricominciare quasi da capo a gennaio.
Molte persone hanno modificato il modo di vivere, lavorare parzialmente da casa ha i suoi pro e contro ma indubbiamente porta ad un risparmio certo per le famiglie almeno parzialmente sul consumo della benzina, sui trasporti in generale e sui pranzi di lavoro non più calmierati come un tempo. Si viaggia meno verso mete esotiche per i prezzi esorbitanti degli aerei ma sicuramente si è scoperta/riscoperta un’Italia meravigliosa piena di infinite bellezze culturali a portata di macchina e di treno.
Provincie e comuni prima quasi sconosciuti sono stati finalmente visitati da un nuovo pubblico italiano che in passato ne aveva delegato l’uso ed a volte purtroppo il consumo a stranieri maleducati. Il mondo del commercio ha subito anni molto difficili ma mi conforta vedere che le nuove generazioni hanno spesso preso in mano la situazione ed invece di svendere hanno rilanciato con grande entusiasmo.
Ma il prossimo anno come sarà? Mai come in questi tempi c’è lo chiediamo tutti auspicando una normalizzazione che lasci alle spalle definitivamente Covid e guerra. I nostri giovani e gli anziani devono recuperare del tempo forse con le idee più chiare su come occuparlo.
Siamo ottimisti? Dobbiamo esserlo e credere sempre di più in un futuro in cui ognuno di noi deve prendersi l’impegno di modificare qualcosa in meglio. Sì, perché non possiamo aspettare sempre che siano “gli altri” a fare, a cambiare, a migliorare.
Ho incrociato recentemente un gruppo di ragazzi all’uscita di un cinema. Tra loro, il figlio di un mio caro amico: “È il primo film che vedo dopo 2 anni e mezzo, l’ultima volta avevo 19 anni” mi dice, come se avesse recuperato un po’ di normalità.
L’anno che verrà sarà entusiasmante, unico, irripetibile.
Raimondo Astarita