Un massacro, quello del popolo ucraino, che si sta lentamente trasformando in un vero e proprio genocidio e che apre a dubbi inquietanti per il futuro dell’Europa
A Kiev è ormai tutto pronto per la battaglia campale contro l’esercito russo. Le truppe di Mosca, infatti, sono ormai alle porte della capitale ucraina e la cingono d’assedio, costringendola in una morsa a tenaglia. Anche nel sud del paese, ad Odessa, si inizia a temere il peggio, con le navi russe che presidiano le coste del Mar Nero da giorni. Eppure, nonostante il fragore delle armi fatichi a cessare, si continua a trattare per porre fine al conflitto. “Per la prima volta i russi non lanciano solo ultimatum, ma iniziano a parlare”. A dirlo è il presidente ucraino Zelensky, il quale si è detto disponibile a incontrare Vladimir Putin a Gerusalemme per discutere di una tregua duratura. Un invito che arriva dopo il vertice di giovedì scorso ad Antalya, in Turchia, fra i ministri degli esteri dei rispettivi paesi. Vertice che, però, non ha sortito gli effetti sperati, a cagione di quanto nonostante le buone intenzioni sia ancora lontano ristabilire la pace fra le due nazioni. Putin non avrebbe infatti intenzione di fermarsi e, al contrario, promette di continuare nella sua opera di soggiogamento della popolazione ucraina. A riferirlo, al termine di un colloquio telefonico di oltre un’ora, è stato il Presidente francese Macron, il quale ha stigmatizzato l’atteggiamento ostile del leader russo e lo ha invitato nuovamente a far cessare la carneficina in atto. Un massacro, quello del popolo ucraino, che si sta lentamente trasformando in un vero e proprio genocidio e che apre a dubbi inquietanti per il futuro dell’Europa. Il timore delle cancellerie occidentali è che Putin possa non fermarsi solo all’Ucraina, ma che potrebbe presto estendere il conflitto anche agli Stati Baltici e alla Polonia. In tal senso, gli avvertimenti rivolti dalla Russia alla NATO sembrerebbero deporre a favore di questa ricostruzione. Intimidazioni alle quali la NATO ha risposto prontamente, ribadendo che non interverrà direttamente in Ucraina, ma solo in caso di aggressione verso i membri dell’Alleanza.
La Comunità Internazionale è dunque ferma nell’obiettivo di dissuadere Putin dal continuare questa offensiva contro l’Ucraina, sanzionandone pesantemente le azioni. A tal proposito, il crollo del rublo in borsa e l’imminente default del paese potrebbero indurre Putin a rivedere alcune sue posizioni. Il rischio di un crescente isolamento della Russia, unitamente ad alcuni errori tattici commessi sul terreno, porterebbe all’inevitabile logoramento della sua leadership, più di quanto è già avvenuto con la sua immagine pubblica. Sarà, forse, per tali ragioni che nelle ultime ore, a dispetto delle bombe che continuano a cadere su Kharkiv e Irpin, si inizia a vedere qualche spiraglio per un vero negoziato fra le parti. L’accordo, al riguardo, potrebbe concretizzarsi in un’accettazione della neutralità dell’Ucraina e dell’indipendenza del Donbass. Una tesi, quest’ultima, che fu già sostenuta da Henry Kissinger nel 2014 e che ad oggi sembra essere l’unica via per porre fine a una guerra sporca che non risparmia nessuno. Donne e bambini compresi.
Gianmarco Pucci