Si possono installare decine di telecamere ma se viene meno il supporto della Legge, attraverso pene severissime, il risultato, in termini di sicurezza e degrado, sarà sempre negativo
Prendiamo spunto da un episodio avvenuto i primi giorni di giugno per tornare a parlare di un problema sentito dai comuni cittadini ma, evidentemente, sconosciuto alla politica locale e nazionale: la sicurezza.
All’altezza della galleria che unisce la stazione ferroviaria “Prenestina” con quella della “Serenissima”, un Frecciarossa partito da Torino e diretto a Napoli è “parzialmente” deragliato senza danni fisici per i passeggeri e il personale di bordo. La motrice di coda è uscita dai binari e ciò ha causato un ritardo su tutta la linea Roma-Napoli ma anche sulla Roma-Pescara.
Non vogliamo soffermarci sulle cause di tale incidente ma su una questione che, per certi aspetti, è forse più inquietante del deragliamento stesso. Le immagini che sono state trasmesse su web e in televisione hanno mostrato il tratto ferroviario imbrattato di scritte in ogni dove; banchine, scale mobili, muraglioni di contenimento a ridosso dei binari totalmente vandalizzati da scarabocchi che fanno di queste stazioni un simbolo di un degrado degno di una città del quinto mondo.
Quello che stupisce è la facilità con cui questi emeriti vandali possono accedere indisturbati in aree che, per un discorso di sicurezza, dovrebbero essere interdette al pubblico. Ed anche nelle parti “di transito”, telecamere e controlli del personale sembrano essere solamente di facciata.
Avevamo già avuto occasione di trattare l’argomento in merito ai vagoni della metropolitana ma, sposando il motto latino “repetita iuvant”, abbiamo deciso di insistere una volta di più.
Ciò che colpisce è che queste scritte (che spesso occupano porzioni importanti di muro e che richiedono decine e decine di minuti di “lavoro”) vengano realizzate con la massima facilità e su qualsiasi superfice: dalle carrozze ferroviarie (treno/metro) agli ascensori interni delle stazioni; dai muri di confine a quelli sulle banchine che fanno parte delle entrate/uscite per accedere a scale mobili ecc.
La domanda che sorge spontanea è la seguente: se è così facile imbrattare (senza pena alcuna) beni comuni ed aree che, come detto, dovrebbero essere vietate al pubblico, quanto ancora dovremo aspettare prima di leggere di una bomba esplosa su un convoglio, sempre ammesso di non essere tra i passeggeri dello stesso?
Se si può agire in maniera indisturbata per lordare così mezzi e strutture è altrettanto plausibile che si possa operare anche in termini di manomissione degli impianti o, peggio ancora, di innesco di esplosivi.
Per correttezza di cronaca va detto che, già in passato, le linee ferroviarie hanno subìto interruzioni per furti di cavi elettrici (di rame) fatti ad opera di comunità che vedono la sottrazione e la vendita di tale elemento come espressioni della propria “cultura”.
Vero è che in un periodo dove la Sicurezza sembra stare tanto a cuore a coloro che hanno potere decisionale poi, nei fatti, appare solo un termine di propaganda che riempie la bocca e nulla più.
Le stazioni di Prenestina e Serenissima e le gallerie limitrofe, sono soltanto un esempio del degrado che si può trovare all’interno del percorso ferroviario. Basti vedere la realtà di Termini per comprendere a pieno di cosa stiamo parlando.
Si possono installare innumerevoli telecamere ma se viene meno il supporto della Legge, attraverso pene severissime, il risultato, in termini di sicurezza e degrado, sarà sempre negativo.
Stefano Boeris