L’autorevolezza di un governo si vede principalmente dalla politica estera: su questo la Meloni ha tenuto la barra dritta
Il risultato delle elezioni regionali è stato chiaro. Ancora una volta la proposta politica del centrodestra, ha fatto breccia nell’elettorato delle due regioni più importanti d’Italia, La Lombardia e il Lazio.
È stato evidentemente premiato il Governo Meloni che, nonostante alcune incertezze e alcune goffaggini, causate dall’inesperienza , ha avuto ribadita la fiducia degli elettori.
FDI è stabilmente il primo partito, nel Lazio con punte ben oltre il 30%, in Lombardia scavalca nettamente Lega e FI, a testimonianza che è proprio il partito di Giorgia Meloni la locomotiva della coalizione. Si temeva una flessione sia della Lega che di FI, flessione che non c’è stata e questa stabilizzazione tranquillizza gli animi all’interno della coalizione che negli ultimi giorni aveva dato segnali di inquietudine.
Il governo dopo questa tornata elettorale si rafforza e può programmare con più serenità le cose da fare, tante, per dare risposte ai cittadini che hanno confermato la loro fiducia.
L’autorevolezza di un governo si vede principalmente dalla politica estera e bisogna ammettere che su questo tema la Meloni ha tenuto la barra dritta, consolidando il rapporto con gli Stati Uniti e ribadendo la politica di difesa dell’Ucraina attaccata e aggredita da Putin. A tale proposito, Berlusconi, il giorno prima del voto, ha ribadito la sua ambiguità con una dichiarazione al vetriolo contro Zelensky, ribaltando l’andamento di come sono andate le cose.
Si sa, Berlusconi è amico di Putin e con il dittatore russo ha fatto importanti affari. È bene ha farro la Meloni e tutto il governo a ribadire con fermezza la linea del governo. Là Premier ha anche posto il problema delle fughe in avanti di Francia e Germania che indeboliscono l’Europa. E Macron non è Mitterand e Sholz non è Smidt o Khol, e si vede. La loro ricerca di un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti non aiuta all’immagine dell’Europa e paradossalmente, visti gli scarsi risultati, non aiuta neanche loro.
La cosa comica dell’ atlantismo della Meloni sta nel fatto che una delle previsioni che facevano i commentatori politici era di un’Italia sempre più sovranista e pronta a staccarsi dalle alleanze che dal dopoguerra regolano i nostri rapporti internazionali e ora che nulla delle più nefaste previsioni si è avverata, le critiche sono, appunto, per il troppo atlantismo.
Se a destra le cose sono chiare nell’opposizione il caos regna sovrano.
Il PD, contrariamente alle previsioni, ha tenuto le posizioni, pur perdendo nel Lazio dove governava da 10 anni. Un partito senza guida e senza una linea politica è riuscito a respingere l’assalto del Movimento 5S che voleva utilizzare queste elezioni per fare il sorpasso e candidarsi ad essere la guida dell’opposizione. Operazione miseramente fallita visto il crollo dei consensi.
Conte, l’uomo per tutte le stagioni, che si era messo gli abiti del Masaniello a difesa dei poveri, non è stato creduto e ha registrato penosi risultati bel al di sotto del 10%. Ci auguriamo che questo bluff sia archiviato una volta per tutte. Questi scappati di casa, incapaci a tutto, speriamo che si rendano conto che l’Italia e gli italiani vogliono altro che il reddito di cittadinanza e i no a tutte le politiche di sviluppo. Gli italiani vogliono la crescita felice e non la decrescita, come i grillini teorizzano da sempre.
Se il PD ha tenuto, nonostante tutte le criticità e la mancanza di guida e di una politica che sarà sancita dal Congresso di fine febbraio, sorprende l’insuccesso del Terzo Polo. Calenda e Renzi hanno fatto un passo indietro e se non si sbrigano a dare corpo a quel Polo di centro, liberale e riformista, rischiano la marginalità. L’ultima occasione saranno le elezioni europee del maggio 2024, quando si voterà con il sistema proporzionale e dove ognuno si sentirà di votare più liberamente, senza l’incubo di appartenere ad una coalizione.
Il nostro è un Paese culturalmente frammentato e poter votare il partito che più rappresenta i propri valori e le proprie idee, farà aumentare anche la partecipazione al voto.
Per un anno non si farà campagna elettorale e il governo avrà modo di poter affrontare, senza sterili competizioni al proprio interno, le cose da fare. Il lavoro, innanzi tutto. Va bene rivedere il reddito di cittadinanza ma adesso è necessario creare le condizioni per il lavoro e aumentare gli stipendi, più bassi di quelli della Grecia.
Per depotenziare l’opposizione questi temi devono essere presi sul serio e serve dare risposte visibili e concrete. Non è più tempo delle mancette, i giovani non possono essere ingaggiati con paghe sotto i 1000 euro, serve una svolta che non è né di destra né di sinistra, è una necessità primaria.
Alla Premier, che gode di grande fiducia, consiglierei di parlare ai cittadini e condividere con loro un cronoprogramma sulle cose da fare e informare costantemente sulle cose fatte. Sarebbe un cambio di passo per avvicinare la politica al mondo di noi, gente comune.
FRANGES