Sono sempre di più i negozi a chiudere battenti; la crisi economica inizia a farsi sentire
Saracinesche abbassate e negozi chiusi: ecco la desolante realtà che caratterizza il centro storico di Roma in questo periodo. Camminando per le vie principali della città, romani e turisti sono obbligati ad assistere ad uno scenario che quasi mai si era registrato nella Capitale.
Ad essere costretti a chiudere bottega sono in molti, dai piccoli commercianti ai grandi brand.
Per ultimo in ordine di tempo, è stata la volta del famoso Feltrinelli a Galleria Borghese. Chiuso al pubblico per almeno dieci mesi a causa di lavori di ristrutturazione, in tanti si chiedono se riuscirà a mantenere la propria collocazione nella galleria di Via del Corso o sarà obbligata a cercarne un’altra. Anche gli altri negozi della galleria non sembrano passarsela meglio: chi scrive ha potuto osservare con i propri occhi Galleria Borghese completamente deserta in pieno giorno. Una visione che nessuno si sarebbe mai aspettato nel cuore della Capitale.
Prima di Feltrinelli, a subire la stessa triste sorte, erano stati anche Brighenti, il negozio di intimo in via Frattini che resisteva dal 1953 e Franchi, rinomata rosticceria situata a via Cola di Rienzo.
Questi sono solamente alcuni esempi di un fenomeno che ormai sta colpendo il cuore pulsante di Roma, da Via Nazionale a Piazza di Spagna, privandolo di una componente essenziale e ormai sempre più rara: l’artigianato di qualità. A perderci è, infatti, l’intera città, a cui viene sottratta una parte di sé che l’aveva sempre caratterizzata.
Difronte a tale scenario è impossibile non chiedersi il motivo di tutto ciò. Il fattore principale della situazione a cui stiamo assistendo è sicuramente la crisi economica post-Covid. L’effetto di chiusure a singhiozzo e di importanti restrizioni personali ha creato danni enormi a piccole e grandi imprese, che ne stanno iniziando a pagare il salatissimo prezzo solo ora. Tra gli effetti della pandemia va registrato lo scarso e intermittente afflusso di turisti per due anni, che ha privato i negozi del centro di una grande fonte di introiti. A ciò si aggiunge il costo sempre più alto degli affitti, soprattutto nelle aree centrali della città, che rappresenta per molti un ostacolo impossibile da superare.
Per alcuni il danno è irreparabile, e l’unica scelta possibile è chiudere battenti. Il timore è che la situazione continui a precipitare, perché segnali di miglioramento non se ne vedono. Anzi, proprio quando tentavamo faticosamente di uscire dal periodo buio dominato dalla pandemia, la guerra nel cuore dell’Europa rischia di vanificare tutti gli sforzi.
L’inflazione cresce ed il potere d’acquisto delle famiglie diminuisce progressivamente. Tutti segnali che continuano ad allontanare la luce in fondo al tunnel.
Giulio Picchia