Un evento epocale che però, visto a posteriori, lascia più di qualche interrogativo
Non mi capita spesso di trattare temi di natura Politica. Lascio che a farlo siano persone più motivate e preparate di me. In questo caso, però, vorrei condividere con voi, lettrici e lettori, un episodio che, ormai, ha assunto un sapore più storico che politico: la caduta del Muro di Berlino.
Sono stato diverse volte in Germania e ho avuto modo di visitare Berlino in un paio di occasioni. A distanza di trentacinque anni (l’evento epocale avvenne nel 1989), è ancora visibile la differenza che c’è tra le due parti, est ed ovest. La prima si mostra come un enorme cantiere dove si sta cercando di modernizzare la città al fine di dare agli abitanti servizi e mezzi adeguati ai tempi che stiamo vivendo; la seconda, appariva già all’epoca infinitamente avanti, riuscendo a mantenere quell’aspetto moderno che fa di Berlino una Capitale europea con la C maiuscola.
Qualche sera fa, mi trovavo con alcuni amici ad una festa e, come spesso accade in queste circostanze, tra un assaggio di primi ed un sorso di aranciata, ci siamo messi a parlare di quella che, oggi, è la nostra società nel bene e nel male. Naturalmente, quando si affrontano certi discorsi, è matematico che i ragionamenti superino il Grande Raccordo Anulare ma anche i confini nazionali. E così, lentamente, la conversazione si è posata su un evento storico: la caduta del Muro.
Fonte: ANSA
Fonte: Giorni di Storia
Un ragionamento che mi ha fatto molto riflettere, anche perché fatto in maniera oggettiva e non faziosa, è stato il seguente: vista a posteriori, la Caduta del Muro di Berlino non è stato poi quel bene assoluto che si pensa. Da qui una serie di considerazioni.
Intanto spieghiamo cos’era la realtà di una certa Europa prima del 1989: il blocco dell’est, quello che veniva considerato, attraverso la demarcazione nominata ‘Cortina di Ferro’, come il quadrante governato dall’URSS, era formato da Stati in seguito frammentatisi e che, all’epoca dei fatti, venivano riuniti sotto un unico nome. Per fare qualche esempio: la Jugoslavia (oggi ‘ex’) racchiudeva gli Stati di Bosnia-Erzegovina, Croazia, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia, Slovenia. L’URSS aveva in seno, oltre alla Madre Russia, anche Paesi come Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan e molti altri. Le due Nazioni attualmente conosciute come Repubblica Ceca e Slovacchia erano un’unica identità sotto il nome di Cecoslovacchia. Realtà che abbiamo vissuto e che i ragazzi non conoscono più, almeno attraverso la sola visione di una cartina geografica politica; debbono aprire un libro di Storia per immergersi in quel passato.
Fonte: Wikipedia
Tornando alle riflessioni della serata, l’accento è stato posto sul lato negativo di quella emancipazione giunta con l’abbattimento del Muro. Sì, perché queste popolazioni, abituate a vivere nell’oppressione, nella paura e nel grigiore, si sono trovate, di colpo, un’indipendenza fino ad allora sconosciuta. La libertà che, non solo la Germania, ma tutto il fronte orientale ha avuto, è stata come un’enorme massa d’acqua riversatasi senza alcun preavviso. E in effetti, anche la gestione dell’autonomia necessita di regole; un fiume in piena che, metaforicamente, travolge la tua vita e quella dei tuoi connazionali, ti porta poi ad avere serie difficoltà in termini di gestione proprio per l’impreparazione ad un qualcosa di tanto bello (se conquistato gradualmente e col sudore) quanto pericoloso (se giunto ‘dal cielo’ senza preavviso).
Fonte: ANSA
È ovvio che l’oppressione a cui quei popoli erano soggetti avrebbe dovuto vedere la parola ‘Fine’ quanto prima ma per molti questa libertà ha rappresentato uno sbandamento nei comportamenti che, ancora oggi, sono adottati. La frammentazione di certi Stati e la nascita di nuovi, ha portato anche ad avere degli oneri, in ambito governativo, fino a quel momento gestiti direttamente da Mosca. Andare nell’Europa dell’Est significa vedere palazzoni sovietici tuttora esistenti e abitati, come testimonianza di ciò che è stato il Comunismo ma anche un flusso di denaro che ha rivoluzionato i comportamenti di quei popoli.
Mi ha colpito molto, in città come Bratislava e Praga, vedere moltissimi giovani al volante di automobili e SUV di lusso (Mercedes, BMW ecc.) ostentare questo ‘potere’ quasi fosse una forma di rivalsa per ciò che i loro genitori avevano dovuto patire in decenni e decenni di dittatura. Indubbiamente la vita economica è molto cambiata e ciò è visibile non solo nel tipo di autovetture ma anche nei locali, un tempo impensabili in quelle città; però c’è anche una certa ‘arroganza’ che serpeggia nella vita di queste persone e che spesso si trasforma in comportamenti violenti.
È lecito pensare che tutto questo sia figlio di un DNA in fase di mutamento. Probabilmente, altra riflessione della serata, quella realtà sarebbe giunta al capolinea lo stesso, magari qualche anno dopo il 1989 e sempre con la caduta del Muro ma anche con un naturale e graduale ingresso della Democrazia che, in certi casi, avrebbe portato anche ad un discorso diverso in tema di immigrazione e gestione di certi comportamenti.
Ad ogni modo, W la Libertà!
Stefano Boeris