GPS, droni, dati, cybersicurezza e digital war, sono elementi preponderanti in uno scacchiere impazzito dove la guerra assume i connotati di una resa dei conti tra poteri finanziari
Forse non può essere chiamata neanche guerra. Ciò che accade a Gaza è un conflitto che ha radici nella storia millenaria dei popoli mediorientali che abitano quelle terre. Conflitti che, rimanendo alle più attuali dinamiche di contrasto tra i due popoli, israeliani e palestinesi, risalgono al riconoscimento dello stato di Israele ed il mancato, e sempre molto discusso, riconoscimento di uno stato di Palestina.
Un conflitto che si riverbera sulle questioni razziali, sociali, culturali, religiose di un’area della terra da sempre spaccata in frammenti di civiltà mai realmente confluiti in una democratica convivenza.
Fonte: canale sicurezza
A marcare ancora di più un solco che mette in contrapposizione Israele e Palestina, ci sono i blocchi di potere geopolitico e finanziario. Da tempo gli Stati Uniti sono partner di Israele, e alcune aziende a stelle e strisce contribuiscono direttamente allo sviluppo economico tanto quanto politico e militare di Tel Aviv.
È il caso di parecchie imprese, una più di altre: Amazon. Già nel 2019 venne avviato il Progetto Nimbus, che fornisce servizi web esterni per l’esercito israeliano. Più recente, e ancora più massiccio, l’investimento di Jeff Bezos che esporta gli Amazon Web Services (AWS) in Israele, con un investimento di oltre 7 miliardi di dollari. Investimento che porterà ulteriori sviluppi in termini di cloud, elaborazione dati, gestione e controllo di informazioni.
Ma c’è una posizione contrapposta alla dominante, quella di dipendenti Google che, in una lettera anonima, hanno denunciato le attività della loro impresa a supporto di una cyberguerra a Gaza. Stessa posizione che ha coinvolto Elon Musk il quale, in assenza e per replicare al blocco delle connessioni di Gaza, ha offerto il suo satellite Space X per trasmissione dati alle ONG e agli operatori impegnati nelle aree occupate, fornendo sostanzialmente supporto alla causa palestinese.
GPS, droni, dati, cybersicurezza e digital war, sono ormai elementi preponderanti in uno scacchiere impazzito dove la guerra assume sempre più i connotati di una resa dei conti tra poteri finanziari e blocchi geopolitici pronti a sfidarsi sulla pelle di popoli e gente.
Alberto Siculella