Contestazioni per la Ministra Roccella; ma il trend demografico è allarmante
Il caso mediatico della scorsa settimana ha visto coinvolta nuovamente la ministra per la Famiglia e le pari Opportunità Eugenia Roccella, che giovedì 9 maggio ha subito l’ennesima contestazione agli “Stati Generali della Natalità”. Ad esprimere il proprio dissenso è stato un folto gruppo di ragazze, che hanno sostanzialmente impedito alla ministra di tenere il suo discorso a suon di slogan e urla. Il motivo della protesta sono le ben note posizioni radicali della ministra in merito ai temi molto cari alle femministe e non solo, quali l’aborto e il fine vita.
Quella di giovedì 9 maggio è stata la terza contestazione dalla ministra Roccella da quando è in carica, ed ha seguito alle proteste dello scorso anno al Salone del Libro di Torino, contribuendo a definire Eugenia Roccella come la ministra più divisiva dell’attuale esecutivo.
Gli eventi accaduti il 9 maggio hanno avuto un forte clamore mediatico, riaprendo con forza il feroce dibattito sulla censura aperto dall’ormai celebre discorso mancato dello scrittore Antonio Scurati in occasione del 25 aprile scorso. Anche la ministra per la Famiglia e le pari Opportunità si è infatti sentita colpita dalla censura dei ragazzi, e molti esponenti politici hanno condannato tali atteggiamenti. Tenendo in considerazione il ruolo politico e istituzionale (e quindi di potere) tenuto dalla ministra, che le dà l’opportunità di esprimersi in molteplici luoghi e contesti, sembra tuttavia esagerato parlare di censura.
Ma l’intento di chi scrive non è di concentrarsi su questo tema, di cui pure ci sarebbe molto da dibattere, bensì quello di affrontare la preoccupante questione relativa all’inverno demografico italiano ed europeo. Tra lo scandalo mediatico e la bagarre politica seguiti alla contestazione nei confronti della ministra Roccella, la conferenza sulla natalità è infatti scivolata in secondo piano e sembra ormai non interessare nessuno.
Ma la sconcertante e allarmante realtà demografica che coinvolge il nostro paese rimane uno dei temi cruciali che la politica italiana è chiamata ad affrontare nei prossimi anni, tentando di colmare il colpevole ritardo accumulato nel passato. I dati forniti recentemente dall’Istat non lasciano dubbi sul progressivo declino delle nascite avvenuto dal 2008 in poi. Il numero di nuovi nati è in continua diminuzione da più di 15 anni e dal 2008 i tassi di fecondità delle donne italiane è nettamente inferiore a 1,5.
Fonte: Avvenire
Per facilità di comprensione, si pensi che al giorno d’oggi le donne italiane fanno in media poco più di un figlio e che per mantenere la popolazione ad un livello costante servirebbe una media di due figli per donna. A dimostrazione del declino, le donne italiane hanno spostato sempre più in avanti l’età media in cui partoriscono il primogenito, che si aggira oggi intorno ai 30 anni.
Il tasso di fecondità totale migliora leggermente se ci considerano le nascite avvenuta da donne straniere, che colmano almeno in parte il declino demografico italiano. La querelle politica sui migranti verte spesso sui temi demografici, e molti sostengono la necessità di flussi migratori verso il nostro paese per risolvere in parte le conseguenze del crollo della natalità così da evitare le ripercussioni socioeconomiche da esso derivanti. Ma anche su questo i dati non sembrano del tutto confortanti. I nuovi nati da genitori stranieri sono, infatti, in deciso calo da vari anni, così come i tassi di fecondità delle donne straniere. Il fenomeno migratorio sembra dunque una soluzione efficace nel breve periodo, ma non sostenibile nel lungo termine. Infatti, anche i paesi in via di sviluppo stanno registrando un calo nella natalità, con una probabile diminuzione dei flussi migratori verso i paesi europei nel prossimo futuro.
Il preoccupante trend demografico italiano è spiegato sia da ragioni strutturali che da dinamiche ambientali. Il declino della natalità è in parte dovuto alla presenza di un minor numero di donne in età riproduttiva rispetto al passato, ma i bassi tassi di fecondità si spiegano anche dalla scarsa attuazione di politiche demografiche e dal peggioramento delle condizioni di vita che si è registrato in Italia negli ultimi decenni. Recenti indagini hanno infatti dimostrato che le donne italiane desiderano di avere in media due figli nel corso della loro vita, ma che le condizioni non lo permettono. Congedo parentale (soprattutto quello paterno) e presenza di asili nido sono fattori determinanti per la scelta delle donne di diventare madri e sono strumenti necessari con cui i governi devono confrontarsi al più presto per provare a risolvere il declino demografico in corso.
Per concludere, qualche doverosa precisazione e qualche spiraglio di positività. É opportuno, infatti, ricordare che i tassi di fecondità dei paesi europei sono tutti inferiori alla soglia di 2, anche se l’Italia occupa le zone basse di questa classifica. Il trend demografico negativo non interessa solamente l’Italia, ma il nostro Paese è chiamato a colmare il gap con i paesi nord-europei. Inoltre, è possibile affermare che il declino demografico non è inesorabile. La storia della demografia dimostra l’alternarsi di fasi di crescita demografica a fasi di declino. Il progresso tecnologico e le migliori condizioni sanitarie potrebbero, infatti, condurre ad un’inversione della tendenza nel giro dei prossimi decenni.
Giulio Picchia