La legge 194, dopo 40’anni, aveva sicuramente bisogno di un aggiornamento, ma guardando avanti, non certamente indietro…
Il governo in questa XIX legislatura, si è appena insediato, e già il centrodestra, ha depositato una proposta di legge, contro l’aborto.
Il titolo del testo è il seguente: “Modifica dell’art 1 del codice civile, in materia della capacità giuridica del concepito”.
L’attuale art. 1 prevede che la capacità giuridica del concepito, abbia inizio al momento della nascita, mentre la nuova proposta di legge, punta a modificare il suddetto articolo, attribuendo capacità giuridica all’embrione, fin dal concepimento, cioè dal momento di quando lo spermatozoo feconda l’ovulo.
Una modifica sostanziale, perché se approvata dalle camere, darebbe la possibilità di accusare di omicidio, che decidesse di ricorrere all’interruzione di gravidanza.
In poche parole, modificare l’art. 1 del codice civile, in tal senso, significherebbe negare il diritto di aborto, legale, in strutture pubbliche.
L’autore della proposta di legge, è Maurizio Gasparri , che già in passato , per due volte, aveva presentato questa modifica, rimasta poi sempre lettera morta.
Ma oggi i tempi e il vento socio-politico sono radicalmente cambiati, nonostante le rassicurazioni della Premier Giorgia Meloni, che ha recentemente dichiarato che la legge 194 e il diritto all’aborto non saranno toccati.
Sono passati oltre 40 anni, da quando nel maggio 1981, gli italiani si recarono alle urne, per validare con un referendum, la legge 194 sull’ interruzione di gravidanza.
La norma in questione, era applicata in Italia dal 1978, e prevedeva la possibilità di interruzione volontaria e legale di gravidanza, entro i primi 90 giorni, dal momento del concepimento.
L’art. 9 della stessa legge, prevedeva anche che medici e tutto il personale sanitario, non fosse tenuto ed obbligato a prendere parte ad interventi di interruzione di gravidanza, con una preventiva dichiarazione di “obiezione di coscienza” che li esonerava da partecipare all’intervento, e da qualsiasi responsabilità.
E’ importante segnalare come in Italia, il notevole e sempre crescente numero di obiettori di coscienza, abbia ostacolato, soprattutto in alcune regioni, il ricorso all’ interruzione di gravidanza.
In regioni come Molise, Abruzzo, Marche, Sicilia e Calabria, la maggioranza delle donne, devono sottoporsi all’ interruzione di gravidanza, in regioni diverse, da quelle di residenza.
Secondo gli ultimi dati, del Ministero della Salute, che risalgono al 2018, emerge che il 69% dei medici ginecologi in Italia, sia eticamente contraria a questa pratica, ed abbiano fatto preventiva dichiarazione di obiezione di coscienza.
Già lo scorso anno, negli Stati Uniti, una sentenza del Consiglio di Stato, ha reso quasi impossibile, in alcuni stati conservatori, il ricorso all’interruzione legale di gravidanza, e la stessa situazione si potrebbe riproporre in Italia, se la proposta di modifica, fosse approvata in futuro.
Emma Bonino, oggi leader di Più Europa ma che nei suoi trascorsi politici nel partito Radicale è sempre stata in prima linea, combattendo mille battaglie a tutela dei diritti civili e non solo delle donne, ha sottolineato il pericolo, di una possibile decisa marcia indietro della legge sull’aborto.
“E’ una vita che sostengo – afferma la leader di Più Europa – che i diritti civili non sono acquisiti per sempre ma vanno coltivati e curati ogni giorno, per difenderli dal mutare dei tempi”.
Ad alimentare ulteriormente il dibattito, la battaglia che in questi giorni si sta combattendo a Roma per mantenere aperto lo spazio della Casa Internazionale delle Donne, uno spazio storico, vero avamposto nella difesa dei diritti civili delle donne.
Si teme un interruzione, delle attività portate avanti, in questi anni nella struttura, se non alla sua chiusura definitiva.
In questi 40anni è cambiato il mondo, la scienza e la medicina.
Oggi avremo anche a disposizione la pillola abortiva, la RU486, che in Italia viene distribuita solo nel 15% dei casi, al contrario del resto d’Europa dove le percentuali sono più alte.
La legge 194, dopo 40anni, aveva sicuramente bisogno di un aggiornamento, ma guardando avanti, non certamente indietro…
Filippo Gesualdi