Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma fino al 28 febbraio 2025, la mostra celebra il movimento d’avanguardia fondato da Marinetti nel 1909
Ad ottant’anni esatti dalla scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti, padre del movimento futurista, avvenuta il 2 dicembre del 1944, è stato inaugurato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma la mostra “Il Tempo del Futurismo”.
Dopo le tante polemiche che l’hanno preceduta, tra contrasti, malumori politici e non poche difficoltà organizzative, l’esposizione ha aperto e i contrasti sono finiti.
Promossa e sostenuta dal Ministero della Cultura e curata da Gabriele Simongini, l’esposizione celebra il movimento d’avanguardia fondato da Marinetti nel 1909 incentrandosi sul rapporto tra arte, scienza e tecnologia.
“Noi futuristi vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente”, affermavano G. Balla e F. Depero nel Manifesto “Ricostruzione dell’universo”, l’11 marzo 1915.
Le opere esposte sono tantissime: 350 tra quadri, sculture, progetti, disegni, libri, manifesti, oggetti d’arredo, strumenti scientifici, alcune automobili e motociclette dell’epoca e addirittura un idrovolante, un modello in scala reale del Macchi-Castoldi Mc 72, con cui Francesco Agello nel 1934 raggiunse il record del mondo di velocità (709 chilometri orari).
Idrovolante MC72 – Fonte: L. Spadella
Gran parte di queste opere provengono dalle collezioni del Museo e da circa 70 collezioni private. Molti sono i prestiti importanti da musei italiani e stranieri e le collaborazioni, come quelle con il MAXXI, il Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, Casa Balla, la Fondazione Magna Carta, ed il Museo Nazionale di Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci.
Dal MoMa, il Metropolitan Museum of Art di New York L’autoritratto di Boccioni e la Lampada ad Arco di Balla, dal Philadelphia Museum of Art il Nudo che discende le scale di Duchamp, dalla Estorick Collection di Londra Le Boulevard di Severini e l’Idolo moderno, anche questo di Boccioni, e altri ancora dal Kunstmuseum Den Haag de L’Aia.
Un percorso che si snoda attraverso ventisei sale ricchissime di opere d’arte e che ripercorrono il movimento d’avanguardia per un totale di 4.000 metri quadri di esposizione. Marinetti, Balla, Boccioni, Severini, Russolo, Prampolini, Rubino, che è stato uno dei fondatori de ‘Il Corriere dei Piccoli’ e moltissimi altri. Da un ambiente all’altro ci si trova ad esplorare idee, visioni, concetti espressi in ogni forma d’arte. Come La sala dei rumori, interamente dedicata agli “Intonarumori” di Luigi Russolo: crepitatori, gorgogliatori, rombatori, ronzatori, scoppiatori, sibilatori, esplodenti, stropicciatori e ululatori. Un insieme di strumenti, che nella sua “Arte dei rumori” pubblicata nel 1926, descrive le potenzialità infinite dei suoni della quotidianità rispetto alla limitatezza delle note musicali, introducendo anche una nuova scrittura della musica, per linee anziché per note. Un’altra sala è dedicata a Guglielmo Marconi, considerato anche lui un futurista, con le sue radio, ricevitori, trasmettitori, radiotelegrafi e che ha influenzato sicuramente Marinetti, quando nel 1915 scriveva “Gli uomini del futuro parleranno con telefoni senza fili”.
Spinterometro di Guglielmo Marconi, 1907 – Fonte: L. Spadella
La sala dedicata all’aeropittura futurista poi, è ricca di dipinti che rappresentano vedute aeree distorte, schiacciate, dilatate. Nel periodo storico in cui la produzione aeronautica e automobilistica italiana si stava sviluppando, Marinetti dichiarava che “Le prospettive mutevoli del volo costituiscono una realtà assolutamente nuova e che nulla ha di comune con la realtà tradizionalmente costituita dalle prospettive terrestri”. Una pittura che rappresenta l’esperienza aerea e la visione dell’infinito, che porta poi all’arte sacra futurista, nata proprio come sviluppo spirituale dell’aeropittura, più astratta e spiritualista, come secondo Prampolini, che affermava come necessario il superamento del mondo terrestre per poter dare corpo alla sensibilità aerea, e per cercare attraverso un nuovo linguaggio di raggiungere l’idealismo cosmico. In mostra per le opere di arte sacra futurista si possono ammirare la Crocifissione di Gerardo Dottori, La Madonna dell’ala e degli aviatori di Bruno Tano, la Divinità di Thayaht.
G. Dottori, Crocifissione – Fonte: L. Spadella
“Il Futurismo è l’ottimismo artificiale opposto a tutti i pessimismi cronici, è il dinamismo continuo, il divenire perpetuo e la volontà instancabile”, scriveva Marinetti nel 1915.
Una collezione enorme che guarda al passato e allo stesso tempo al futuro, che ripercorre i concetti di velocità, spazio e distanza attraverso i capolavori del movimento futurista per arrivare ad oggi.
Il Futurismo aveva intuito le rivoluzioni tecnologiche del tempo tenendo conto anche di come la società avrebbe reagito a questi cambiamenti. Non era solamente un movimento artistico, si proponeva di sensibilizzare e cambiare la cultura ridefinendola e contestualizzandola attraverso la tecnologia e l’innovazione. Anche se ha dovuto scontare il fatto di essere vicino al Fascismo, e quindi spesso oscurato, restituisce oggi tutta la forza innovativa e creativa di una stagione artistica ricchissima e rivoluzionaria.
Laura Spadella