L’Italia, per il punteggio basso, è stata inserita nella quarta fascia, quella delle squadre più deboli. Una situazione paradossale visto che la nostra Nazionale è la detentrice del trofeo
L’Italia arriva seconda in classifica nel proprio girone a pari punti con l’Ucraina e grazie agli scontri diretti contro quest’ultima accede alla fase finale degli Europei in programma in Germania nel prossimo giugno. Una qualificazione sofferta, acciuffata proprio all’ultima partita contro l’Ucraina a cui è stato negato dall’arbitro, con la compiacenza del VAR, un calcio di rigore in pieno recupero.
A prescindere dall’obiettivo raggiunto, nel tracciare un bilancio complessivo del comportamento dell’Italia nel girone eliminatorio, prevalgono purtroppo gli aspetti negativi sui positivi, in considerazione dei tanti problemi riscontrati, dall’organizzazione difensiva alla costruzione di gioco, dalla manovra di attacco alla qualità dei calciatori.
È cambiato il commissario tecnico in corso d’opera, ma le carenze del gioco e dei suoi interpreti sono state evidenti sia con Mancini che con Spalletti. Tra l’altro entrambi i tecnici hanno optato per lo stesso schema di partenza, il 4-3-3, seppur sviluppato in modo diverso l’uno dall’altro. Atteggiamento tattico che premia a livello di fraseggio corto, di scambi in velocità, di inserimenti e tagli in area di rigore, ma penalizza sul piano della consistenza del centrocampo e dell’attaccare la profondità con giocate in verticale.
Fonte: Goal.com
Oltre alla qualità di gioco, la nostra Nazionale non convince sotto il profilo degli uomini; sono presenti bravi calciatori di discreta affidabilità come Barella, altri che sanno svolgere il compitino senza particolari acuti, altri “usa e getta” convocati per una partita e poi non più richiamati.
Si sente, oltre la mancanza di un fuoriclasse, l’assenza di un leader, l’elemento carismatico al quale affidarsi nei momenti cruciali dei match. Di solito, con il 4-3-3, il ruolo di leader spetterebbe al centrale di centrocampo, colui che detta i tempi di gioco e che funge da raccordo tra attacco e difesa. Nel corso delle qualificazioni in quella veste si sono alternati tanti giocatori che non hanno convinto. Dopo un accantonamento durato qualche mese, come centrocampista centrale è tornato Jorginho, un ritorno al passato più che al futuro, che al di là dei rigori falliti non ha dato il valore aggiunto alla squadra soprattutto nel saper aiutare la retroguardia nei momenti di difficoltà. Problemi di uomini anche in difesa.
Dopo l’addio alla maglia azzurra di Giorgio Chiellini, non si sono trovati difensori centrali all’altezza per raccoglierne la degna eredità. Si sono provati parecchi calciatori, in particolare giovani promesse, ma anche in questo caso nessuno ha convinto. Un altro punto interrogativo è costituito dal portiere. Donnarumma non dà sicurezza, non convince sui piazzamenti, subisce gol alquanto evitabili. Nella Nazionale è titolare inamovibile, ma forse sarebbe il caso di tenere in considerazione i tanti portieri emergenti come Vicario, Provedel, Carnesecchi e Di Gregorio che meriterebbero una chance da titolare.
In attacco non si è risolto il dilemma ormai atavico del centravanti, capace di rendersi pericoloso e soprattutto di segnare. Come per i difensori centrali si sono avvicendati parecchi attaccanti anche giovani ma nessuno ha conquistato il posto titolare. Considerata l’intera rosa, nelle ultime due partite di qualificazione si è distinto il solo Federico Chiesa, l’unico capace di creare pericoli con le sue improvvise accelerazioni sulla parte sinistra del campo, con finte e controfinte a disorientare gli avversari e con tiri ad effetto a sorprendere i portieri avversari. Sembra lui il calciatore azzurro che più di tutti possa fare la differenza in campo a condizione che dia segnali di continuità e non si accontenti di accendersi ad intermittenza.
Preoccupano inoltre nella Nazionale li indesiderati passaggi a vuoto in cui sono incappati i nostri calciatori durante ogni singola partita. Emblematica la penultima gara di qualificazione, quella giocata a Roma contro la Macedonia del Nord, gara dominata dagli Azzurri in vantaggio per 3-0 e poi rimessa in discussione nel giro di pochi minuti per due gol dei macedoni, realizzati con la complicità dei giocatori italiani apparsi mosci in entrambe le occasioni. In vista degli Europei, il campanello di allarme per i clamorosi cali di concentrazione all’interno di una partita costituisce un serio problema che va seriamente affrontato.
Ora siamo in attesa dei sorteggi inerenti le composizioni dei gironi in programma ad Amburgo il 2 dicembre prossimo.
Le 24 squadre promosse (comprese le tre che usciranno vincitrici dai playoff del marzo prossimo) saranno divise in quattro fasce in base al piazzamento ed ai punti conseguiti nelle qualificazioni.
Fonte: Eurosport
L’Italia, per il punteggio basso, è stata inserita nella quarta fascia, quella delle squadre considerate più deboli. Una situazione paradossale alla luce che la nostra Nazionale è la detentrice del trofeo, è all’undicesima partecipazione al torneo, vanta due titoli (1968 e 2021), e due approdi in finale (2000 e 2012). Proprio in onore alla tradizione e ad un palmares così prestigioso, gli Azzurri saranno chiamati a cambiare marcia, ad essere protagonisti ed a far vivere notti magiche a chi ama la Nazionale.
Gian Luca Cocola