Con la sua discrezione, i suoi modi garbati e privi di enfasi, il tecnico svedese ha comunicato alla nostra sempre più “alterata” società che si può pensare e agire diversamente

Saranno pochi e i più anziani, che ricorderanno un Roma-Benfica, coppa UEFA, quarti di finale, marzo 1983.

Era una Roma fortissima, allenata da Niels Liedholm, con campioni assoluti, come Falcao, Pruzzo, Conti, Ancellotti, Di Bartolomei. Il Benfica arrivò nettamente sfavorito a questo incontro. Era allenato da uno sconosciuto signore svedese, Sven Goran Erikson, gentile, discreto, dai modi pacati e signorili.

Un uomo di un’altra epoca che, anche in quegli anni, si distingueva dalla maggioranza.

Fonte: Fatti & Avvenimenti

La Roma di Liedholm, fu imbrigliata dagli schemi innovativi ed estremamente veloci, del tecnico svedese e perse meritatamente quella partita per 2-1. Fu proprio quella partita, che lanciò nell’olimpo del calcio, Erikson che, successivamente in Italia, allenò la Roma, la Fiorentina, la Sampdoria e vinse uno scudetto con la Lazio. Ma in questa storia il calcio c’entra poco, forse nulla. È stato solo il trampolino, il pretesto, la vetrina che ha dato a Sven Goran Erikson, la possibilità di farsi conoscere al mondo.

Con la sua discrezione, i suoi modi garbati e privi di enfasi, il tecnico svedese ha comunicato alla nostra sempre più “alterata” società che, anche in un mondo dorato, estremo, come quello del calcio, dove tenere toni alti e comportamenti da fenomeni è diventata la normalità, si può pensare e agire diversamente.

Che quella linea sottile, che divide la vittoria e la sconfitta, la notorietà, la ricchezza e la fama, da un semplice anonimato, non deve e non può diventare un problema, un terribile incubo da evitare nel nostro percorso di vita. Lui che ha vissuto con la stessa semplicità e il medesimo atteggiamento mentale, i trionfi e i momenti difficili, in carriera come nella vita.

Ha goduto, giorno per giorno la sua vita, incurante dei fattori esterni e delle problematiche che ne potevano nascere, con un percorso brillante, fatto anche di molti amori, separazioni, avventure e gossip, sempre vissuti con discrezione ed eleganza.
Il suo atteggiamento era sempre lo stesso, dopo il trionfo tricolore con la Lazio o dopo una sconfitta o una stagione sbagliata con altra squadra.

Un anno fa, con la stessa incredibile disinvoltura e semplicità, questa volta unita ad una invidiabile dose di coraggio, ha comunicato al mondo che una malattia incurabile lo aveva colpito lasciandogli al massimo un anno di vita. E dopo, aver imboccato, la sua ultima curva, ha vissuto il suo rettilineo finale così, con la semplicità che lo aveva sempre contraddistinto, rilasciando interviste e riflessioni sulla vita, che ognuno di noi ogni tanto dovrebbe leggere.

Fonte: Adnkronos

E così in questo caldissimo e afoso mese di agosto, Sven Goran, questo saggio gentlemen svedese, all’età di 76 anni, ha tagliato il traguardo del suo percorso terreno con la stessa discrezione con cui era arrivato, suggerendoci un modo giusto e sereno per vivere ma forse ancora di più per morire.

Filippo Gesualdi

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