Quello delle morti sul lavoro è un tema che purtroppo, ancora oggi, rappresenta una vera e propria piaga sociale
Un triste primato è stato raggiunto nel Lazio, ovvero quello di essere la regione con il maggior numero di vittime sul lavoro. I dati riportati dal rapporto INAIL parlano chiaro: lo scorso anno, ossia nel 2024, sono state 107 le persone morte sul luogo di lavoro. Una cifra che è aumentata di 18 vittime in più rispetto al 2023. Gli ambiti professionali in cui si sono riscontrati i maggiori incidenti sono le costruzioni (14 morti) e i trasporti (8 morti).
La CGIL ha puntato l’attenzione proprio nella regione in cui ha sede la Capitale sottolineando che “nel recente Piano Strategico Regionale in materia di Salute e Sicurezza sul Lavoro 2025-2026 le risorse stanziate sono insufficienti”.

Fonte: Roma Today
Analizzando il problema da un punto di vista anagrafico, si è visto come l’età delle vittime riguardi soprattutto la fascia degli over 50, con un 59% dei casi; seguono lavoratrici e lavoratori tra i 35 e i 49 anni, con il 25%, mentre il 16% degli infortuni mortali vede soggetti sotto i 35 anni.
Ma anche le denunce in quest’ambito sono aumentate. Nel 2024, infatti, ne sono state registrate 41.413 ossia 1.045 in più rispetto al 2023 anche se, sempre secondo la CGIL, “si tratta di dati, sottostimati, perché non sempre le lavoratrici e i lavoratori denunciano gli infortuni, per paura di ripercussioni”.
Quello delle morti sul lavoro è un tema che purtroppo, ancora oggi, rappresenta una vera e propria piaga sociale: non si può morire svolgendo le proprie mansioni quotidiane. Ma il problema, ci permettiamo di dire, spesso è legato anche alla superficialità con cui certe categorie di lavoratori si relazionano col pericolo. A quanti di noi è capitato di alzare gli occhi su un palazzo coperto da impalcature e vedere operai camminare su pedane in ferro senza indossare né casco, né corde di sicurezza. E chi dovrebbe controllare e imporre il rispetto delle norme di sicurezza, preferisce voltare la testa dall’altra parte o, peggio ancora, dare esempi sbagliati ignorando lui per primo le più basilari regole di prevenzione.

Fonte: dreamstime.com
La politica, poi, è sempre pronta a riempirsi la bocca con frasi altisonanti come se fosse sufficiente pronunciare certi proclami per risolvere il problema o presenziare ai funerali delle vittime. Occorrono leggi dure e repressive per chi, incurante del pericolo, decide di farla in barba alla legge o di non controllare che i dipendenti rispettino le regole stabilite. Multe salatissime e licenziamenti in tronco forse porterebbero i più “faciloni” a pensarci 10, 100 o 1000 volte prima di operare in un cantiere o in una fabbrica senza indossare l’occorrente per la propria tutela.
Questa maglia nera che riveste il Lazio è indice di una vergognosa mancanza di senso civico che fa dell’Italia una Nazione ancora lontana da un senso di modernità e rispetto delle leggi. È necessario, dunque, che tutti operino un cambio di rotta nel modo di agire per evitare di avere sempre più persone vedove e orfane.
Stefano Boeris