La storia è maestra di vita e ci insegna che ogni dittatore conosce due strade: la vittoria o una devastante sconfitta
“Meglio una pace ingiusta, che una guerra giusta” affermava molto tempo fa Marco Tullio Cicerone.
E oggi, dopo più di un anno di guerra tra Russia e Ucraina, questa frase riecheggia, in tutto il globo, con il sinistro sibilo delle bombe a fare da colonna sonora.
Sullo sfondo di questo scenario, i due Presidenti, lo “Zar” Vladimir Putin, Presidente della Russia, l’invasore o presunto tale, e Volodymyr Zelensky, Presidente dell’Ucraina, nazione aggredita dalla Russia, o presunta tale.
Dopo più di un anno, dall’inizio del conflitto, che ogni giorno provoca morti e distruzioni, con forti ripercussioni economiche in tutto il mondo, parlare di torti o ragioni mi pare superfluo ed inutile.
La storia, le cause, e gli avvenimenti, che hanno portato, a far esplodere questo conflitto, sono arcinote a tutti.
Poi come sempre, c’è chi la vede in un verso, chi in un altro.
Chi pensa a Putin come un guerrafondaio, nell’estremo tentativo di ricostituzione dell’Unione Sovietica, chi come un “forte” Capo di stato, in difesa dei suoi confini e della sovranità della nazione russa.
Sull’altra sponda del conflitto, ugualmente, c’è chi vede Volodymyr Zelensky, come il braccio armato della America e di tutto il mondo occidentale, a limitare la “minaccia“ russa, e chi vede Zelensky e l’Ucraina, come la debole Nazione invasa e aggredita da una super potenza senza scrupoli.
Oggi è arrivato il momento, di fare uno sforzo comune, per arrivare ad una seria trattativa di pace.
Proprio in questi giorni, il presidente cinese Xi Jinping, in visita nella capitale Russa, sta discutendo con Putin, su possibili scenari di tregua.
Colloqui informali, che comunque assumono maggiore importanza, a pochi giorni, dal mandato di arresto internazionale, emesso dalla Corte Penale Internazionale dell’Aia, contro Vladimir Putin, per la deportazione illegale di centinaia di minori ucraini.
Al di là di un normale scetticismo, sulla consistenza, e sulla reale volontà dello Zar, di intraprendere la strada che conduce alla pace, ritengo sia questa l’unica strada percorribile.
L’alternativa è un conflitto ancora lungo e sanguinoso, con un inutile “rimpallo” di accuse e responsabilità che lasciano il tempo che trovano ed una scia di morte e distruzione.
La storia è maestra di vita e ci insegna che ogni dittatore conosce due strade: la vittoria o una devastante sconfitta.
Vi potreste mai immaginare, Adolf Hitler, seduto ad un tavolo di un negoziato, a discutere sul rispetto della sovranità territoriale dei Paesi o a promuovere un appello al dialogo?
La storia ci racconta, diversamente, di un suo “formale impegno” a non invadere la Polonia, poi conosciamo tutti come è andata a finire.
Lo scenario è fosco, ed inquietante, come i pensieri e le strategie del “Grande Dittatore”.
Una pace che sembra ancora lontana, con la speranza di essere presto smentiti…
Filippo Gesualdi