Il Giubileo della Speranza è quindi un tempo di perdono, di celebrazione e riconciliazione, attraverso la fede e la preghiera
L’Anno Santo 2025 è da poco iniziato e Roma è già affollatissima di pellegrini. I romani vorrebbero riprendersi la città, dopo un lungo periodo di cantieri in ogni angolo, ma anche loro sono attratti dallo spettacolo di San Pietro e dall’attenzione mediatica che il mondo sta rivolgendo alla nostra capitale negli ultimi giorni.
La curiosità è molta da parte di ognuno, ma il vero e profondo significato del Giubileo non sempre è noto a tutti, a partire dalla parola stessa. Deriva dall’ebraico ‘yobel’, che significa “corno di montone”, al suono del quale veniva dato inizio alle celebrazioni dello ‘Yom Kippur’, il Giorno dell’Espiazione, una ricorrenza onorata ogni anno. L’anno giubilare, invece, era celebrato anticamente ogni 50 anni, ma quando le due feste coincidevano, il significato diveniva ancora più profondo e importante: il momento di ristabilire il proprio rapporto con Dio, con gli altri e con tutto il creato. Un tempo di riconciliazione e penitenza, durante il quale si mettevano a riposo le terre per renderle più produttive l’anno seguente, si concedeva la libertà agli schiavi, si restituivano i terreni confiscati, si rimettevano i debiti.
Il primo giubileo della storia fu quello indetto da Papa Bonifacio VIII nel 1300. L’anno precedente, infatti, si erano radunati spontaneamente a Roma moltissimi pellegrini, e il Pontefice, con la bolla ‘Antiquorum habet fida relatio’, il 22 febbraio decise di istituire il primo Anno Santo, periodo in cui i fedeli che si fossero recati in preghiera alla Basilica di San Pietro e in quella di San Paolo Fuori le Mura, avrebbero ottenuto l’indulgenza plenaria.
Piazza San Pietro – Fonte: L. Spadella
Il Giubileo si celebrava inizialmente ogni cento anni, ma nel 1343 Papa Clemente VI stabilì che si ripetesse ogni cinquanta, finché nel 1470 Papa Paolo II ridusse a venticinque anni l’intervallo di tempo per l’Anno Santo e così fino ai nostri giorni. In passato ci sono stati dei pontefici che hanno indetto un Giubileo straordinario, come quello di Pio XI nel 1933, quello della Redenzione, indetto da San Giovanni Paolo II nel 1983, e quello della Misericordia, di Papa Francesco nel 2015, straordinario anche perché furono due i papi ad attraversare la Porta Santa, Francesco e Benedetto XVI.
Il Giubileo viene indetto dal pontefice con la Bolla Papale di Indizione, un documento redatto in latino e recante il sigillo del papa, che indica le date di inizio e di fine delle celebrazioni. Ogni bolla prende il nome dalle parole iniziali del testo. Nel 2000 San Giovanni Paolo II aveva annunciato il Giubileo con la Bolla ‘Incarnationis mysterium’, mentre lo scorso 9 maggio Papa Francesco aveva indetto il Giubileo 2025 con la Bolla ‘Spes non confundit’, in cui veniva indicata la notte di Natale come inizio, con l’apertura della Porta Santa di San Pietro, e il termine con la chiusura della stessa il giorno dell’Epifania dell’anno seguente, il 6 gennaio 2026.
Il momento più importante per i fedeli è proprio il passaggio attraverso la Porta Santa, sulla quale un tempo i pontefici battevano con un martello tre volte e poi si procedeva con la demolizione, ma dopo che dei calcinacci caddero addosso a Paolo VI nel 1974, fortunatamente senza conseguenze, si decise di rendere più semplice il rito facendo smurare prima la porta per facilitarne così l’apertura.
Porta Santa – Fonte: L. Spadella
Oltre San Pietro, le altre basiliche papali di Roma con la Porta Santa sono San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le mura. Papa Francesco però ha deciso per questo Anno Santo di aprire una quinta porta, quella del carcere di Rebibbia, nella festività di Santo Stefano, il 26 dicembre. Per la prima volta è stata aperta una porta che non appartiene ad una delle quattro basiliche papali, ma ad un istituto di pena. Un gesto simbolico che il pontefice ha voluto per invitare i governanti di tutto il mondo a concedere forme di amnistia e condoni di pena ai detenuti. È stato firmato anche un protocollo d’intesa tra Vaticano, Ministero della Giustizia e Comune di Roma, secondo il quale i detenuti che ne facciano richiesta e abbiano i requisiti previsti dalla legge, possano ottenere dei permessi speciali per accedere a lavori socialmente utili.
Il Giubileo della Speranza è quindi un tempo di perdono, di celebrazione e riconciliazione, attraverso la fede e la preghiera. Il pellegrinaggio a Roma, dove sono attesi più di trenta milioni di visitatori, e la partecipazione alle celebrazioni giubilari, costituiscono un momento di profonda spiritualità per i fedeli, per ottenere l’indulgenza plenaria, ma anche per l’esperienza di vita in cammino, spunto di riflessione e pensiero, di riscatto e rinascita. ‘Spes non confundit’, “la speranza non delude”, si legge nella Bolla di Indizione, “per guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante”, in tempi difficili e di tensione come quelli che stiamo vivendo.
Laura Spadella