La Cina è solida o è destinata alla stagnazione?

In Cina è in atto, ormai da diversi anni, una profonda modifica del sistema economico del paese, con l’obiettivo di condurre alla cosiddetta “Prosperità Condivisa”. La nuova politica economica, annunciata da Xi Jinping durante il centenario del Partito Comunista Cinese, si basa sulla volontà di controllare il mercato privato e permettere una redistribuzione della ricchezza in un paese ormai avanzato, ma con fortissimi squilibri tra città e campagne e tra la costa e l’interno.

L’idea di Xi Jinping, seppur coerente con la forma di stato ufficialmente adottata in Cina e la presenza dell’ideologia comunista, stride con le vicende degli ultimi decenni del gigante asiatico che, in seguito alle aperture ai mercati di Deng Xiaoping, ha conosciuto il suo straordinario sviluppo proprio grazie al settore privato ed al capitalismo, seppur in salsa cinese. In particolare, sono alcuni settori, come la tecnologia, ad essere tra i più colpiti. Un esempio è dato dalla figura di Jack Ma, uno degli uomini più ricchi del paese, eclissato in seguito alla decisione, impedita dal governo, di quotare in borsa Ant Financial, una sua società di pagamenti. Sorte simile tocca ad altri settori come lo sport, in particolare il calcio, e l’istruzione privata, già finiti sotto la lente d’ingrandimento del governo.

Fonte: Beppe Grillo

Questi interventi governativi pervasivi rischiano di modificare profondamente la composizione del mercato interno, a causa delle indicazioni variabili del governo, con forti riflessi anche a livello internazionale, dato l’interscambio tra la Cina e il resto del mondo. L’obiettivo finale, dunque, è quello di spingere le imprese a redistribuire i propri utili, in modo da garantire più equità nella società cinese, probabilmente per garantire una maggiore stabilità al regime comunista ed attenuare le fortissime disuguaglianze interne.

La macchina statale cinese viene da molti definita un “gigante dai piedi d’argilla” a causa di una serie di problematiche economiche che ne minerebbero la crescita futura e di conseguenza la stabilità. Le difficoltà seguite alle chiusure e ad altre misure draconiane volute dal governo per contenere gli effetti del Covid sono state uno dei fattori principali che ha innescato un consistente rallentamento della crescita dell’ex Celeste Impero. Tuttavia, concludere frettolosamente che la Cina sia destinata alla stagnazione economica nei prossimi anni e che il suo sistema non sia per niente sostenibile si scontra con la realtà degli enormi punti di forza del suo sistema.

La Cina, infatti, rappresenta l’entità statuale unitaria più antica del globo, ovvero da almeno 3500 anni, e può vantare una cultura eccezionalmente sviluppata, con una disponibilità a sacrificarsi per obbiettivi comuni voluti dall’autorità che risulta del tutto aliena alla nostra mentalità occidentale moderna.

Alberto Fioretti

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