Venghino signori, venghino
Dal 11 al 19 giugno si svolgerà la quarta edizione del Festival dell’Architettura. L’evento organizzato dall’Ordine degli Architetti di Roma affronta le attuali problematiche culturali e professionali del fare architettura a Roma in tutti i suoi aspetti. Includere + Abitare, Lavorare, Turismo + Cultura, Infrastrutture + Innovare, G – Roma + Visioni dai Municipi, Roma da Rigenerare, Immaginare, sono i temi sui quali daranno un contributo i rappresentanti del Comune di Roma e dell’Università, Archistar come Mario Botta, Cino Zucchi, Massimiliano Fuksas e altri importanti professionisti. Un Festival che vuole mettere a fuoco le dinamiche delle trasformazioni urbane, sociali, culturali della nostra città, anche a livello di quartiere, ragionando nell’ottica di una sinergia virtuosa tra architettura e politica, tra pubblico e privato. Renato Nicolini, in un suo articolo su Controspazio, citò questa definizione: l’architettura quale espressione civilissima del superfluo. Molti però sono i cittadini che la reputano solo superflua, e questa del Festival è una buona occasione per coinvolgere la Signora Rossi del piano di sopra e il Signor Bianchi del palazzo accanto, compresi figli e nipoti per far comprendere che l’architetto non è un costo in più, che è un mestiere ben differente da altri che possono sembrare simili, che può e deve esprimersi dal paesaggio agli spazi urbani, fino allo spostamento di un tramezzo o al disegno di una libreria.
La rigenerazione urbana si attua a qualsiasi scala d’intervento, non è solo il recupero di un’area o di un immobile dismesso, come una fabbrica o un cinema, ma immaginare un diverso modo di vivere il quartiere nella città. È sulla corrispondenza tra città e cittadini e nell’incontro comprensivo con l’architettura, fondamentale per la qualità della nostra vita, che si fonda il valore civile di quest’arte. Nel 1957 Gio Ponti scriveva: ’Amate l’architettura, la antica, la moderna amate l’architettura per quel che di fantastico, avventuroso e solenne ha creato-ha inventato- con le sue forme astratte, allusive e figurative che incantano il nostro spirito e rapiscono il nostro pensiero, scenario e soccorso della nostra vita’. Questa poetica e attuale esortazione non deve restare un monito esclusivo per gli architetti ma va diffuso e spiegato a tutti coloro che fruiscono di quanto può essere immaginato e realizzato dall’architetto colmando così il deficit su questo tema. Ben venga questo Festival nei quartieri e contribuisca a fa comprendere quanto la buona architettura progettata e realizzata è parte collaborante e integrante della vita quotidiana. Se accompagniamo figli e nipoti fin da piccoli a praticare qualche disciplina sportiva per apprenderla la stessa cosa si può fare anche con la conoscenza della propria città con suoi spazi, i suoi luoghi prima e dopo la rigenerazione, incuriosendoli con le “strane costruzioni di oggi”. Questo è dunque un invito a tutte le Signore Rossi ed i Signori Bianchi a partecipare a questo Festival accompagnati da figli e bambini. Forse Vitruvio parafrasando Virgilio avrebbe scritto: Incipe parve puer cum vidente oculis cognoscere architectura.
Paolo Verdeschi